José Mourinho evidentemente fa scuola. Anche a Milano, sponda rossonera: chi l’avrebbe mai detto. Lo Special One è un allenatore che sa il fatto suo, bravo a colpire i punti deboli degli avversari e altrettanto bravo a creare il clima giusto per i match importanti. Questa volta, però, il tecnico portoghese ha insegnato un piccolo trucco ai cugini rossoneri, ovvero come mettere il Barça nelle condizioni di non giocare al meglio. Lo scorso anno Mou non fece tagliare l’erba del Bernabeu per frenare il fraseggio dei blaugrana, quest’anno il Milan (consapevolmente o inconsapevolmente?) non ha fatto nulla per rendere il tappeto erboso milanese all’altezza di una gara di Champions League. Non stiamo ovviamente parlando della mancata rizollatura, ma del terreno troppo scivoloso (al limite del sospetto) se si pensa che la pioggia in questo ultimo periodo è scesa con il contagocce (forse ha piovuto due volte in tutto marzo?). Il risultato evidente è stato quello di assistere per larghi tratti a una partita di pattinaggio artistico, con i vari Dani Alves e Messi che a turno si sono spazientiti a causa delle continue scivolate. Gli stop più facili sono diventati difficoltosi anche per una squadra maestra in questo tipo di tattica. Non è stato un bello spettacolo per il calcio italiano, ancora una volta abbiamo dimostrato di avere stadi obsoleti e non all’altezza. A fine gara Guardiola, esperto in diplomazia, ha dribblato ogni polemica e ha detto che il Milan e l’Inter non meritano questo campo; ma il giorno successivo il club catalano ha presentato un esposto ufficiale all’Uefa, che ora chiederà spiegazioni ufficiali al Milan circa le condizioni del terreno di gioco di San Siro. Il contatto con l’Uefa è servito anche per prendere le distanze dall’operato del direttore di gara, che secondo Puyol e compagni ha negato due rigori al Barcellona (uno su Sanchez, uno su Messi). Fonti vicine alla squadra spagnola fanno trapelare una certa indignazione nei confronti della società rossonera per la gestione del campo: il terreno è stato bagnato scientemente e oltre misura, stile Francoforte nei Mondiali del 1974? Forse non lo sapremo mai, ma in questo calcio-business fa un po’ specie arrivare a questi livelli.
Un tempo si intimoriva l’avversario uscendo prima sul terreno di gioco o, in certi casi, salendo dagli spogliatoi in clamoroso ritardo per innervosire la squadra avversaria; oggi si decide di non tagliare l’erba o la stessa erba si bagna (è comunque tutto da dimostrare) per rendere il controllo del pallone ostico anche per chi con i piedi riesce a fare tutto. Tra una settimana il ritorno sarà molto caldo: un po’ per il clima, un po’ per il sostegno che i tifosi di casa daranno ai loro beniamini. E il campo? Sarà un tappeto di biliardo. Nessuna sorpresa all’orizzonte. Vinca il migliore.