Clarence Seedorf se ne va. Questa per il Milan è l’estate dei grandi addii, delle bandiere che vengono ammainate, e l’olandese è a pieno titolo una di queste, dopo ben dieci anni di militanza rossonera, anche se nel suo caso non si può dimenticare che ha militato anche in squadre del calibro di Ajax, Real Madrid e Inter (e la prima esperienza italiana fu alla Sampdoria). Comunque la carriera di Seedorf è stata straordinaria: basterebbe ricordare le quattro Champions League vinte (anzi, quattro e mezza, considerando la prima parte di stagione con il Real 1999-2000), le ultime due vinte con il Milan. Con i rossoneri ha vinto anche due scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe italiane, due Supercoppe europee e un Mondiale per Club. Come ha detto Adriano Galliani introducendo la conferenza stampa con la quale Seedorf ha salutato il Milan, “una carriera straordinaria. Un top mondiale. Giocatore super in due ruoli, mezzala sinistra o mezza punta nell’alberello di Ancelotti con Kakà. Di lui mi resterà soprattutto un ricordo: la partita fondamentale a Monaco con il Bayern, assist a Pippo e gol personale. Con lui abbiamo trascorso cinque anni fantastici: dalla Champions con la Juve fino al Mondiale per club del dicembre 2007 quando diventammo campioni del mondo per club”. Dopo le soddisfazioni sono state meno numerose, ma questo non intacca certo la commozione di questo momento particolare.
Seedorf infatti ha un groppo in gola quando prende la parola: “Ringrazio tutti, ma veramente tutti: che emozioni. Il futuro? Lo farò sapere presto. Sto prendendo tempo. Ho avuto molte proposte, davvero tante, molte di più di quando passai al Milan dieci anni fa. Ma non mi sono mai sposato per i soldi, semmai per un progetto che mi stimola. Non sparirò dal mondo, avremo il modo di incontrarci e parlarne”. Tiene a precisare una cosa: “Non è un addio, questo è il momento dell’arrivederci al Milan. Lascio una squadra che piano piano tornerà ai suoi grandi livelli, ma resterà sempre competitiva in Italia e in Europa perché il Dna del Milan sarà di grande supporto per mantenere i più alti livelli”. Ripercorre in breve questi dieci anni milanisti: “Dieci anni trascorsi splendidamente. Sono stati intensi e veloci, perché le cose belle volano via. Ringrazio i tifosi che spero di salutare in modo dignitoso. Anche i giornalisti con cui ho avuto sempre un rapporto stretto e personale. Ringrazio l’Italia che mi ha dato due figli e Milano. Lascio con tre fotografie nella mente: Milanello che è stata la mia casa, la semifinale del 2007 Milan-Manchester e un San Siro mai visto, un’energia pazzesca, un’unità di intenti, un Milan al massimo della sua capacità”.
Poi svela un aneddoto sulla maglia numero 10: “Non l’ho mai chiesta, l’ho ereditata da Rui Costa. Ma ho parlato con Zlatan: ‘avrei piacere che la prendessi tu’. La merita”. Per la chiusura la parola torna a Galliani, che ne fa un ritratto davvero importante: “Clarence ha disputato nel Milan 432 partite ufficiali, qualcosa come 43,2 partite a stagione, con 62 gol. Ha giocato sempre bene. E’ il giocatore straniero che ha giocato di più nel Milan. Di lui ci mancherà tutto, perché lui è un fuoriclasse in tutto. Ci mancherà in campo, nello spogliatoio, nella società. Ma noi dobbiamo andare avanti proprio per onorare lui e gli altri campioni che hanno indossato la nostra maglia”.