L’esplosione dei prezzi dell’energia mette a rischio alcune produzioni agricole che a settembre trovano il momento di massima stagionalità. Lo confermano le voci delle rappresentanze di categoria. A lanciare l’allarme è innanzitutto la Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura secondo cui in un mese in cui “sono in piena stagione mele, pere, pesche, susine, mirtilli e uva da tavola, per i produttori la situazione è diventata insostenibile”. Il Presidente Michele Ponso è netto: “Si è innescata una miscela esplosiva tra costi di produzione triplicati, effetti delle calamità naturali, quotazioni all’origine insoddisfacenti, a cui ora si è aggiunta anche la richiesta di alcuni gestori di energia per avere pagamenti in anticipo o garanzie attraverso fideiussioni. Così diventa impossibile andare avanti. Rischiamo grosso e, nonostante la frutta italiana abbia un valore economico che, compresa la fase di trasformazione, supera abbondantemente i cinque miliardi di euro e vanti numerose Dop e Igp, non c’è più tempo, è necessario agire ora per salvaguardare e valorizzare adeguatamente questo patrimonio tricolore. Occorre intervenire subito sui costi per permettere alle aziende frutticole di superare la crisi di liquidità, mettendo in campo misure urgenti in questa direzione”.
A mostrare forti preoccupazioni è anche Coldiretti che accende un faro sulle difficoltà vissute nel nevralgico momento della vendemmia da un altro fiore all’occhiello dell’agroalimentare italiano: il vino. Secondo l’associazione, a frenare la corsa del comparto “è soprattutto la crescita esponenziale dei costi con un +35% in media a causa delle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina con aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi. Nei vigneti si registrano così rincari che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio. Una bottiglia di vetro – spiega Coldiretti – costa fino al 50% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. E ancora per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti raggiungono il 20%, per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%. Ma problemi si riscontrano anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino ricevere preventivi. Senza contare i rincari del trasporto su gomma del 25% ai quali si aggiunge – continua Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, al centro di aumenti che vanno dal 400% al 1000%.
“È così a rischio – spiega il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – un sistema che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate tanto direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, quanto in attività connesse e di servizio”.
La buona notizia è però che secondo le previsioni di Ismea, Assoenologi e Unione Italiana Vini, complice la svolta climatica dell’ultimo mese, la vendemmia 2022 dovrebbe regalare una sostanziale stabilità rispetto ai 50,2 milioni di ettolitri conteggiati da Agea sulla base delle dichiarazioni di produzione del 2021. Una previsione che fa conquistare all’Italia il tetto del mondo in termini di quantità prodotte, seguita al secondo posto dalla Francia che rispetto allo scorso anno vede aumentare la produzione del 16% sfiorando i 44 milioni di ettolitri, e al terzo dalla Spagna che – sottolinea Coldiretti – è fra i Paesi più penalizzati dai danni causati dalla siccità con la produzione di vino crollata a 35-37 milioni di ettolitri.
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