Allora, ai tempi di Cosa sarà, La donna cannone, Anna e Marco, Ma come fanno i marinai, la televisione per la musica non contava nulla. E quasi scontato dirlo: non cerano i talent, bastava il talento, misterioso, lento a crescere e a farsi riconoscere dal pubblico.
La canzone, anche quella di Lucio e Francesco, nasceva per conto suo, per strada, fra la gente, che la cercava in concerto invece di stare in casa davanti alla tv. Forse in tv non sarebbe neanche nata: così intensa e potente, capace di raccontare unepoca e un Paese. Mica un Paese felice e tranquillo: un Paese squassato dalla violenza e dal terrorismo, travolto dalla crisi, pieno contraddizioni ma capace ancora di cantare, se qualcuno gliene dava loccasione.
Certo, per diventare famosi ci volevano partiti, feste di piazza a volte a rischio di facinorosi, circuiti autodefinitisi alternativi, discografici pazienti, radio che scoprivano una musica diversa, quella di Lucio e Francesco.
Così è stato quasi straniante rivedere Dalla e De Gregori, a tanti anni dal mitico tour condiviso di Banana Republic (1978), diventare protagonisti della nuova serata evento di “Due”, in onda ieri, lunedì 22 marzo, alle 21 su Raidue. Ci avevano provato per primi, con grande successo di critica e di pubblico, Laura Pausini e Tiziano Ferro, in differita dal Teatro Camploy di Verona.
L’appuntamento – a cura di Gianmarco Mazzi e scritto da Sergio Rubino e Paolo Biamonte con la regia di Gaetano Morbioli – ha una formula semplicissima: due artisti che si stimano sono chiamati a condividere su un palco musica e parole con uso di telecamere senza la presenza di conduttori.
Lucio Dalla e Francesco De Gregori ci hanno provato col loro ritrovato connubio di “Duemiladieci”, il tour che li ha di nuovo riuniti. E si sono raccontati a vicenda dialogando con il pubblico presente in sala e ricordando aneddoti della loro carriera artistica. Poca roba però, poche chiacchiere. Protagonista vero è stato il loro repertorio, che steso tutto lì e scambiato l’uno con l’altro, sembrava una lenzuolata di meraviglie stesa al vento e al sole ad asciugare.
C’era tutto il meglio, non serve nemmeno elencarlo. C’era una canzone nuova appena nata, “Non basta saper cantare”, e c’era una band di mischiamento e di battaglia che sta per invadere le piazze italiane: Bruno Mariani alle chitarre, Alessandro Valle alla pedal steel guitar, Alessandro Arianti e Fabio Coppini alle tastiere, Guido Guglielminetti al basso, Gionata Colaprisca alle percussioni, Maurizio dei Lazzaretti alla batteria e la vocalist Iskra Menarini.
Una televisione semplice, pulita, di grande emozioni non travestite e non drogate. Una televisione di cui per una volta non vogliamo sapere se “ha fatto ascolto”. Una televisione della memoria presente che serve, che è fatta apposta per chi già sa e per chi ha tutto da scoprire. Una televisione che siamo contenti che una volta tanto fosse firmata mamma Rai.