Pietro non ce l’ha fatta, ‘o guerriero ha perso la sua ultima battaglia per una improvvisa complicazione delle sue condizioni a notte fonda, quando verso le tre di notte circa per lui non c’è stato più nulla da fare.
Un repentino peggioramento proprio quando i medici dopo oltre dieci ore di sala operatoria erano riusciti ad arrestare quella maledetta emorragia addominale e a ridurre le fratture molteplici che Pietro Taricone ha riportato a seguito dell’incidente con il paracadute occorsogli nel pomeriggio di ieri proprio davanti agli occhi della moglie Kasia Smutniak che si era lanciata proprio dopo di lui dal piccolo aereo a elica per quella che doveva essere un’ennesima emozionate avventura e che è diventata una tragedia.
Per ragioni in corso di accertamento da parte degli inquirenti e della polizia Taricone dalle prime ricostruzioni pare che per ragioni da chiarire (errore umano, inconveniente tecnico o improvviso mutamento delle condizioni circostanti) abbia cominciato le manovre di frenata solo una trentina di metri prima del suolo e non a circa cento.
Inevitabile che arrivasse a terra troppo velocemente con un impatto devastante.
Uno schianto che ha spezzato le gambe e il bacino a Taricone che ha terminato la sua corsa riportando fratture multiple, anche craniche e facciali, e questa importante emorragia interna che – presumibilmente – è stata una delle cause principali della morte.
Dopo un arresto cardiaco patito sul posto è stato rianimato dai soccorritori e portato all’ospedale di Terni dove una equipe di medici lo ha operato per circa dieci ore cercando di sistemare i vasi sanguigni per arrestare l’emorragia e ridurre le fratture.
Tutto vano. La salma ora è a disposizione della magistratura che deciderà se compiere l’autopsia. Taricone dal momento dell’impatto non ha mai ripreso conoscenza.