Replicare un successo solitamente è molto difficile, farlo partendo dagli stessi presupposti forse lo è di più, ma non per Fausto Brizzi che c’era già quasi riuscito con Notte prima degli esami e il newquel (neologismo per camuffare il concetto di fotocopia) Notte prima degli esami oggi; ora, dopo Maschi contro femmine che ha incassato quasi 15 milioni qualche mese fa, il regista arriva con Femmine contro maschi, nelle intenzioni un ribaltamento del film precedente visto dalla parte delle donne.
Come l’altro, molte storie a intrecciarsi: Marcello ed Elena, coppia separata, deve tornare a vivere assieme per non dare dispiaceri alla di lui madre in fin di vita; Rocco e Michele sono amici con la passione per i Beatles e per la musica (suonano in una cover band), ma le loro rispettive mogli non sono affatto d’accordo; Piero è un marito buzzurro e fedifrago che dopo una botta in testa perde la memoria e per sua moglie Anna è l’occasione buona per riformattarlo.
Una commedia corale più romantica e tenera dove prima si puntava alle risate e allo spettacolo, scritta anch’essa da Brizzi con Massimiliano Bruno, Marco Martani e Pulsatilla che vorrebbe ampliare e approfondire la riflessione molto all’acqua di rose sui contrasti tra i sessi all’interno dei rapporti di coppia: al centro di questa seconda pala del dittico sono i difetti maschili, come l’infantilismo, l’incapacità di crescere, il bisogno quasi compulsivo di avere spazi per regredire, ma anche la tendenza femminile al sotterfugio per cambiare i propri uomini.
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Senza vincitori né vinti, com’è giusto che sia, ma anche senza il cambio di punto di vista promesso dal titolo e con un fondo di maschilismo assolutorio; ma in fondo ciò che interessa a Brizzi non sono i risvolti sociologici, quanto confezionare una commedia sbanca box-office.
E non dubitiamo ci riesca: il film è curato, meno volgare del precedente e interpretato da un cast campione d’incassi, con Claudio Bisio, Emilio Solfrizzi e Ficarra & Picone baciati dal talento naturale e le donne dalla bellezza e poco altro (escluse l’arzilla Wilma De Angelis e la voce di Noemi che canta Vuoti a perdere, canzone di Vasco Rossi e Gaetano Curreri). Ulteriore prova che per Brizzi, il sessismo non è ancora superato.
(Emanuele Rauco)