Il caso Enzo Tortora, la miniserie in due puntate in onda su Rai Uno, si è conclusa ieri sera con la seconda e ultima puntata, ecco cos’è accaduto. Tortora (Ricky Tognazzi) ricorda i bei momenti passati con Francesca (Bianca Guaccero), mentre osserva dalla finestra la città di Milano. Nel frattempo in carcere, Giovanni Melluso (Paolo Ricca) viene a sapere che sarà trasferito di carcere e cerca di convincere il suo compagno di cella Catapano a collaborare con lui, ma l’uomo non sembra troppo convinto della proposta che gli viene fatta; l’indomani mattina, Tortora viene contattato dalla magistratura, tramite la quale scopre che dovrà recarsi a Napoli per un confronto con alcuni pentiti, ma l’uomo non sembra desideroso di affrontare tale viaggio, così come sua sorella Anna (Carlotta Natoli), la quale cerca di spiegare che il viaggio potrebbe essere stressante per suo fratello, in quanto soffre di cuore. La decisione è stata presa, quindi viene proposto a Tortora di viaggiare in ambulanza, per evitare il peggio: a Napoli però, ci sono tantissimi giornalisti, che mettono a dura prova la calma di Tortora, che chiede quindi che vengano allontanati; contemporaneamente, anche Melluso si trova a Napoli, dove litiga con un altro camorrista, Giovanni Pandico (Giovanni Esposito) , in quanto questo non gli permette di giocare a carte, cosa che porta Melusso a pronunciare il soprannome tanto odiato da Pandico, ovvero “pazzo” e soltanto grazie all’intervento delle guardia, una potenziale rissa viene sedata. All’esterno del carcere di Poggioreale, Tortora parla coi suoi avvocati, Raffaele della Valle (Thomas Trabacchi)e Alberto dell’Orca (Luigi La Monica), i quali gli spiegano che non potranno assistere al confronto, nel quale la situazione di Tortora va peggiorando, in quanto Villa e Melluso affermano spudoratamente che Tortora aveva stretti contatti con i camorristi e spacciava droga, cosa che porta i magistrati a chiedergli se utilizzava stupefacenti per curare i suoi problemi alla schiena, Tortora nega il tutto. Tornato a casa, discute animatamente con sua sorella Anna, in quanto i giornalisti, oltre infangare il suo nome, stanno piano piano coinvolgendo sempre di più le sue due figlie Silvia (Eugenia Costantini) e Gaia (Blu Yoshini), cosa che lo fa stare ancor peggio; mentre i due parlano, il telefono di casa squilla, e Anna va a rispondere, parlando con Francesca (Bianca Guaccero), la quale chiede come stia Enzo; chiede di potergli parlare, ma visto il rifiuto dell’uomo, la sorella le spiega che si sta riposando, aggiungendo che lo vede sempre più demoralizzato dalla piega che sta prendendo il processo. Anna avverte Enzo che sta uscendo di casa, cercando di convincerlo a leggere delle lettere che gli sono state inviate, dicendogli che non può trascurare e mettere da parte le persone che lo amano: Tortora decide di leggere queste lettere, tra le quali è presente una lettera scritta da Ruggero (Francesco Venditti), suo compagno di cella e amico, il quale gli spiega che la situazione in carcere è leggermente migliorata, e che comunque, sia a lui che agli altri inquilini della cella manca tantissimo. Questa lettera spinge quindi Tortora a rispondere a tutti coloro che gli hanno scritto, rendendo felice sua sorella Anna, quando improvvisamente bussano alla porta di casa. Tortora vede che ci sono i due carabinieri Davide e Marco, ai quali dice che non è ancora scappato: la sera il campanello di casa suona ancora, ma stavolta è Francesca, che dice ad Enzo che gli manca tantissimo e di non mandarla via, passa una notte di passione con lui, per poi andarsene via l’indomani mattina, dopo avergli detto che vorrebbe stare per sempre con lui, sia nella cattiva che nella buona sorte. Nel frattempo, nelle carceri i magistrati interrogano Nadia Marzano (Giovanna Rei), la quale dice di non aver mai visto Tortora, con Melluso che, sentendo le parole dalla donna, ritiene opportuno parlare con lei, in maniera tale che possa farle cambiare idea: contemporaneamente, nella sua casa di Milano, Enzo parla coi suoi due avvocati riguardo l’iniziazione alla camorra, spiegando loro che non è mai accaduto questo fatto, in quanto in caso contrario, sui suoi polsi ci sarebbe dovuto esserci un simbolo. Sua sorella Anna gli dice che al telefono lo sta cercando Marco Pannella, il quale, dopo avergli chiesto come stava, propone a Tortora di candidarsi per divenire parlamentare europeo, ottenendo come risposta un “ci penserò” da parte dello stesso Tortora, il quale spiega che essendo un pregiudicato, avrebbe poche speranze di essere eletto. Panella è ospite alla radio, battibecca con uno spettatore che parla male di Tortora e nello stesso tempo, sua figlia Silvia s’innervosisce col padre e la zia poiché quest’ultimo non si difende, spiegandole però che evita in quanto una sua possibile candidatura sarebbe l’ideale per poter aiutare le persone che sono nella sua stessa situazione, ovvero accusate ingiustamente: pochi giorni dopo, Tortora approva un manifesto del partito radicale e accetta la candidatura, sottolineando il fatto che lo fa per aiutare le persone come lui, accusate ingiustamente, e per aiutare le persone nelle carceri, le quali vivono in condizioni precarie, ottenendo il consenso dai suoi ex compagni di cella, ovvero “il nero”, Costantino, Ruggero e Franco, e anche da altre tantissime persone, sia carcerati e non, che gli permettono di vincere le elezioni e di divenire onorevole del Parlamento Europeo. Tortora si reca nella sede del Parlamento a Bruxelles, dove, come promesso, rinuncia alla sua immunità parlamentare. Continua alla pagina seguente.
Si arriva quindi al 17 settembre del 1985: dopo sessantasei udienze la situazione di Tortora peggiora ulteriormente, in quanto Pandico e Melluso riescono a far valere le loro ragioni, Tortora apprende dal suo avvocato che è stato condannato a dieci anni di carcere, mentre Melluso soltanto a tre ed al pagamento di una multa di dieci milioni di euro: questa sentenza manda nello sconforto la famiglia Tortora, in quanto tutto si aspettavano tranne questa sentenza. Enzo Tortora si dimette il giorno di Capodanno, giornata che decide di passare con Francesca, la quale le propone di vivere con lei a Bruxelles, in quanto lì sarebbe libero, ma Tortora rifiuta. Anna cerca di convincere Raffaele a far spostare i prossimi processi da Napoli, ma l’avvocato che le spiega che sarà molto difficile, così come sarà difficile vincere il processo d’appello. Pochi giorni dopo Tortora fa ritorno a Milano e viene accolto calorosamente dalla gente, alla quale spiega che è tornato per pagare i suoi debiti con la giustizia e per dimostrare che quello che dice si trasforma in azioni, salvo poi litigare con sua sorella, la quale cerca di fargli chiedere di trasferire il processo, ottenendo come risposta da Enzo che se non cambiano le persone, l’esito del processo rimarrà uguale, per poi far pace con lei e farsi consolare, in quanto il dolore alla schiena si fa sentire nuovamente. Anna gli racconta un sogno, dove Enzo conduce di nuovo un programma, iniziando pronunciando la frase “dove eravamo rimasti”, per poi scherzare con lui, in quanto il suo sogno è stato interrotto dal marito. Il caso di Tortora viene affidato al giudice Mariani (Enzo De Caro), il quale inizialmente si rifiuta di affrontarlo, in quanto la sua famiglia non vorrebbe, salvo poi essere convinto. Messosi subito a lavoro, il giudice scopre subito delle incongruenze negli atti e nelle dichiarazioni dei vari pentiti, il ché lo porta a lavorare fino all’alba per capire cosa ci sia che non quadra, supponendo che probabilmente a Pandico è stato suggerito di fare il nome di Tortora per incastrarlo: il lavoro del giudice Mariani si protrae fino al 20 settembre del 1986, data nella quale viene svolto un nuovo processo, dove Pandico viene messo a confronto con Barbato, il quale sostiene che nella lettera inviata a Tortora si parlava effettivamente di centrini e non di droga, facendo quindi cadere le prime accuse nei confronti dello stesso Tortora, cosa che fa scattare un litigio tra Barbato e Pandico, la cui credibilità crolla inesorabilmente. Viene anche sentita Nadia Marzano, la quale nega di aver avuto rapporti con Barra, aggiungendo che Melluso le ha parlato per convincerla a testimoniare il falso, cosa che rende il pentito nervoso al tal punto da insultarla pesantemente in aula, ed infine, viene interrogato anche Enzo Tortona, il quale nome era presente in un’agenda e fino quel momento confuso, a causa di una pessima calligrafia, con quello di Tortora, con Tortona che ammette che il numero sull’agenda è il suo numero di casa. I giudici decidono allora di ridurre la pena all’uomo, riducendola da dieci a sei anni di domiciliari, aggiungendo una multa da trenta milioni di lire, ma Tortora dice che non vuole una riduzione della pena, poiché è innocente: gli avvocati allora giocano la loro ultima carta, ovvero Renato Vallanzasca, un noto criminale che conosce Turatello, con Tortora che seppur contrario, accetta di farlo testimoniare. Al nuovo processo l’uomo spiega che Melluso non ha mai conosciuto di persona Turatello e che Melluso non è manco degno di pulirgli le scarpe, inoltre aggiunge che non è mai stato al locale Derby di Milano. Grazie alla nuova testimonianza e alla lettera di Cataplano, che si scusa e spiega che la sua testimonianza è stata pilotata da Melluso, Tortora viene scagionato da ogni accusa e ritenuto finalmente innocente. La fiction termina con il filmato del ritorno di Enzo Tortora alla conduzione del programma Portobello (spezzone reale preso dal programma Portobello del 1987, col vero Enzo Tortora e non Ricky Tognazzi) che commosso dal caloroso bentornato e dalla serie di applausi dal pubblico in studio, inizia il suo discorso con la frase “dove eravamo rimasti”, per poi ringraziare tutti coloro che lo hanno sempre ritenuto innocente. Nei titoli di coda viene mostrata una scritta dove viene spiegato che Tortora muore a causa di un tumore nel 1988, Pandico viene ritenuto non credibile dai magistrati, mentre nel 1995 Melluso confessa di aver coinvolto Tortora in tutta questa faccenda per poterne trarre un profitto personale.