Ballarò, puntata del 20 marzo 2012 (video) Nella puntata andata in onda ieri di Ballarò, programma di Rai Tre di approfondimento politico condotto da Giovanni Floris, è stato in particolare affrontato il tema della riforma del lavoro e della flessibilità in uscita conseguente alla rivisitazione dell’articolo 18. Gli autori dell’azienda pubblica si domandano se il presidente del Consiglio Monti, insieme ad Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, riuscirà ad andare avanti da solo o se sarà necessario l’apporto dei sindacati e delle imprese. Il programma si chiede anche se i politici, occupati a risolvere problemi interni dovuti alla ormai scarsa considerazione dell’opinione pubblica e dei numerosi casi di corruzione, si accontenteranno di fare la parte degli spettatori in uno scenario che segna indubbiamente un cambio di costume da parte dellItalia.
Tra gli ospiti in sala Rosy Bindi , presidente del Partito Democratico, il segretario generale della UIL Luigi Angeletti, Nando Pagnoncelli, presidente della IPSOS, l’immancabile direttore del Giornale Alessandro Sallusti, il magistrato Piercamillo Davigo, Paolo Mieli, presidente della RCS libri, il presidente nazionale della CNA Ivan Malavasi, Gianfranco Polillo, sottosegretario di Stato del ministero dell’economia e delle finanze, e il presidente dell’unione industriali del Lazio Aurelio Regina.
La serata parte con la notizia del non raggiungimento di un accordo tra stato e parti sociali, a causa soprattutto del no della Cgil, contraria alla proposta del governo sulla riforma dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Il premier Monti ribadisce comunque il convincimento ad andare avanti nonostante il dissenso ottenuto, riproponendo giovedì prossimo in Parlamento lo stesso decreto offerto alle parti. Il presidente del Consiglio afferma di essere stato mosso dall’esigenza di togliere dalla disoccupazione la moltitudine di giovani che ancora oggi non trovano speranza nel loro futuro, cercando di renderli indispensabili nel progetto di un Italia in cui può esserci miglior collaborazione tra imprenditori e dipendenti.
Positivo il giudizio del presidente della Uil sull’obbligo del datore di lavoro di assumere il proprio dipendente allo scadere dei trentasei mesi di contratto a tempo determinato, in modo definitivo.
Floris continua poi il dibattito elencando i punti salienti della riforma riguardante l’ipotesi degli ammortizzatori sociali, trattando l’argomento dell’Aspi, l’Assicurazione dell’impiego, con la relativa diminuzione dell’apporto economico. Rimane invariata la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, pur cambiando nome.
Rosy Bindi auspica, in ogni caso, ad una risoluzione del problema con il patteggiamento di entrambe le parti, negando la possibilità al governo di decidere autonomamente con la firma di un decreto legge votato sulla fiducia, metodo consono più ai dirigenti del Pdl.
Nel frattempo Sallusti, convinto che la riforma dello Statuto dei lavoratori debba essere riscritta in forma più esplicita, trova il modo di sviare dal tema centrale per attaccare nuovamente la politica della sinistra la quale, a suo avviso, non protenderebbe più per i lavoratori, ma si è persa in una via di mezzo che non trova alcuna uscita.
Diversa è la riflessione di Aurelio Regina, preoccupato per l’andamento negativo dell’economia che continua a imperversare nel Paese, causata soprattutto dalla cattiva flessibilità, con una forma di rigidità ormai non più consona ai tempi di crisi a cui tristemente siamo abituati, consigliando quindi alle parti sociali di riflettere nuovamente alla proposta del governo ed eventualmente ripensare alla risposta.
Il dibattito verte infine sul rischio del governo di portare comunque alla camera, anche senza il consenso di tutti i sindacati, la proposta di legge protagonista delle cronache degli ultimi giorni, facendo intervenire l’unico portavoce del ministero presente in sala, Gianfranco Polillo. Chiaramente favorevole alla proposta, il sottosegretario mette in risalto l’importanza di riformare la flessibilità del lavoro, poiché la stessa è richiesta dalla Bce, in modo da equiparare tutti i Paesi membri in un’ ottica del tutto europea.