A 25 anni esatti dalla strage di via D’Amelio a Palermo andrà in onda “Adesso tocca a me“, il docufilm che racconta la storia di Paolo Borsellino, il giudice eroe ammazzato insieme agli uomini della sua scorta. Con il contributo di testimonianze, interviste e filmati dell’epoca sono state ripercorse le tappe più importanti della carriera di Borsellino, arrivando al terribile agguato che provocò la morte del magistrato e dei cinque agenti della sua scorta. A vestire i panni del giudice eroe è Cesare Bocci, che ai microfoni di TV Sorrisi e Canzoni ha spiegato cosa lo ha colpito in particolare di Borsellino: «Il sorriso: bellissimo, aperto, sincero. Era un uomo allegro e giocoso. Pochi lo sanno, perché rivedendo le interviste che rilasciò dopo la morte di Giovanni Falcone inevitabilmente appare molto diverso». Borsellino infatti soffrì terribilmente la perdita dell’amico e collega. L’attore ha spiegato come si è preparato a questo ruolo importante: «Mi è capitato di parlare con suo figlio Manfredi, di sfogliare i suoi album di famiglia: in quasi tutte le foto Paolo aveva un sorriso meraviglioso». (agg. di Silvana Palazzo)
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LA VERITÀ NON ANCORA DEL TUTTO CONQUISTATA
Le immagini ci portano al funerale di Borsellino, tenuti in forma privata per decisione della famiglia. Palermo ha però partecipato, accompagnando il giudice nel suo ultimo viaggio per le vie della città. Il docufilm ci mostra come le attività contro la mafia si siano intensificate dopo le stragi. Vullo racconta la delusione provata per non aver potuto far parte della squadra che ha condotto le indagini sulla morte di Borsellino. Intanto la mafia continua a cercare di uccidere i collaboratori del giudice e Germanà riesce a salvarsi da un agguato. Nel gennaio 1993 moglie e figlia del magistrato vanno a ritirare la borsa di Borsellino, ma dentro non c’è più l’agenda rossa. I mesi passano, iniziano anche interrogatori, deposizioni di pentiti e processi, che lasciano però poco soddisfatti Vullo e i parenti del magistrato. Nelle ultime immagini del docufilm, Vullo torna in via D’Amelio a deporre una rosa e vediamo poi le foto degli agenti della sua scorta morti 25 anni fa. (aggiornamento di Bruno Zampetti)
LA RABBIA DEI PALERMITANI
Nella scorta di Borsellino entra Emanuela Loi. Dalla voce della moglie Agnese capiamo che il magistrato era molto preoccupato per le persone che erano accanto a lui. Un’informativa parla poi dell’arrivo a Palermo di un grosso quantitativo di tritolo. Arriviamo quindi a quel fatidico 19 luglio. Il docufilm ci fa vedere che Borsellino e la scorta passano sull’autostrada allo svincolo di Capaci, facendosi il segno della croce. In via D’Amelio ci sarebbe dovuto essere un presidio, ma le richieste dei capiscorta era rimasta inascoltata. Riviviamo gli ultimi momenti di vita di Borsellino ancora dalla voce di Vullo, rimasto vivo solo perché era risalito in auto per far manovra. Manfredi, il figlio del giudice, saputa la notizia, decide di andare a vedere quello che è successo. Lucia, la figlia, era riuscita a vedere il corpo del padre. Siamo quindi alla camera ardente di Borsellino, dove Vullo abbraccia Manfredi e fa le condoglianze ad Agnese. Rivediamo anche le immagini dei funerali degli agenti della scorta, in cui i palermitani hanno forzato i blocchi pur di entrare in chiesa e hanno sfogato la loro rabbia contro le istituzioni e Oscar Luigi Scalfaro. (aggiornamento di Bruno Zampetti)
LA SCOPERTA SUI LEGAMI CON LE ISTITUZIONI
Riascoltiamo le parole che Borsellino ha dedicato all’amico e collega Falcone durante la commemorazione tenuta un mese dopo la strage di Capaci. Un discorso che Rita ricorda come emozionante. Le ultime parole le rivediamo in un filmato originale in cui si sente una forte partecipazione di Borsellino. Compare anche la famosa agenda rossa, su cui il magistrato segna molti appunti su informazioni che non può usare negli atti ufficiali. Scopriamo anche che gli sarebbe piaciuto essere ascoltato dai colleghi di Caltanissetta che indagavano sulla morte di Falcone, così che venissero messe a verbale le confidenze che gli aveva fatto il collega. Germanà viene trasferito, ma gli dice anche che Leonardo Messina è pronto a collaborare con la giustizia. Borsellino lo interroga. Poi scopre dal ministro Andò che è stato minacciato di morte. La sua furia per essere stato tenuto all’oscuro dai suoi superiori è forte. Gli interrogatori con i pentiti continuano, con Gaspare Mutolo. Il doculfilm ci fa capire che tutte le informazioni avute Borsellino le scriveva sull’agenda rossa. Durante l’interrogatorio a Mutolo, Borsellino riceve una chiamata dal ministro dell’Interno. Al dicastero incontra Bruno Contrada, che gli fa capire che i suoi interrogatori non sono segreti. Parlando alla moglie, il magistrato dice che ha capito che ci sono frange delle istituzioni colluse con la mafia. (aggiornamento di Bruno Zampetti)
LA PREOCCUPAZIONE IN FAMIGLIA BORSELLINO
Le immagini d’epoca ci portano anche a Capaci, sull’autostrada dove nel maggio del 1992 avvenne la strage. Il fratello di Borsellino racconta che quel giorno Paolo capì che sarebbe toccato presto anche a lui. Rita, la sorella, spiega che il magistrato era come se fosse entrato in una dimensione diversa da quel giorno. Bocci ci fa vivere un momento intimo di Borsellino, che in preghiera in chiesa capisce chiaramente che presto morirà. Il Questore Rino Germanà nel docufilm ha il volto di Ninni Bruschetta e vediamo un suo incontro con il magistrato. Con la deposizione del collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè riviviamo la riunione in cui Totò Riina dichiarò guerra allo Stato, uccidendo Salvo Lima e poi Giovanni Falcone. Il docufilm ci mostra poi momenti in famiglia Borsellino, dove c’è una certa e comprensibile preoccupazione. Scopriamo anche che ci sono stati dei poliziotti e dei carabinieri che avevano chiesto all’uomo di poter entrare nella sua scorta. (aggiornamento di Bruno Zampetti)
LA TESTIMONIANZA DI ANTONIO VULLO
Su Rai 1 è cominciata il docufilm “Adesso tocca a me”, dedicata a Paolo Borsellino a 25 anni dalla sua morte. Le prime immagini sono la ricostruzione di quanto è avvenuto in via D’Amelio subito dopo la strage: a parlare è Antonio Vullo, l’unico sopravvissuto. Vediamo poi il suo volto oggi, mentre racconta quegli attimi, in cui ha realizzato che i suoi colleghi erano morti. Si passa ai filmati d’epoca, con le comunicazioni originali della polizia accorsa sul luogo e si torna alla ricostruzione, con Vullo (Giulio Corso) che incontra per la prima volta Borsellino, interpretato da Cesare Bocci. Capiamo quindi quello che era il rapporto del giudice con la sua scorta, dalle sue stesse parole in un’intervista rilasciata al Tg1. (aggiornamento di Bruno Zampetti)
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L’AUTORE: “INSEGNA COSA NON DIMENTICARE”
Tra gli autori di “Adesso tocca a me” c’è Giovanni Filippetto, che ha svelato alcuni retroscena sul docufilm su Paolo Borsellino che andrà in onda stasera su Rai1. Innanzitutto ha spiegato qual’è il senso di questo progetto: «Raccontare di nuovo questa storia per capire cosa non dimenticare», ha dichiarato a TvBlog. Poi ha parlato dell’obiettivo: «Dare speranza a quelle nuove generazioni che, come dice Rita Borsellino, sorella di Paolo, sono portatrici di un cambiamento, ragazzi che hanno assunto una consapevolezza che prima non c’era». Importante è stato il lavoro di costruzione attraverso il repertorio, le interviste e la documentazione. C’è stato dunque un lavoro di lettura degli atti processuali, delle cronache dell’epoca e di libri che hanno ricostruito il contesto. «Tutte informazioni necessarie per amalgamare ed equilibrare il racconto stesso», ha aggiunto Filippetto. (agg. di Silvana Palazzo)
BOCCI: “SENTIVA UNA GRANDE RESPONSABILITÀ
Cesare Bocci ha raccolto una sfida importante interpretando Paolo Borsellino nel docufilm “Adesso tocca a me“, in onda stasera su Raiuno in occasione dei 25 anni della strage di via D’Amelio. L’attore ha dovuto far emergere il dolore, la determinazione e la coscienza del proprio destino che aveva dentro di sé Borsellino. «Si sentiva una grande responsabilità sulle sue spalle, quella di andare avanti e purtroppo l’atto finale ce l’ha fatto diventare un eroe. Questi uomini dovrebbero essere lodati prima di diventare eroi», ha spiegato Cesare Bocci. In “Adesso tocca a me” viene raccontato anche il momento in cui Borsellino capì che non gli avrebbero permesso di andare avanti con le sue indagini. Ma né lui né Falcone sono morti invano. «Sono nate tantissime associazioni che ancora oggi si contrappongono alla mafia e hanno ridato dignità a un popolo, quello siciliano, e a tutta l’Italia», ha aggiunto Cesare Bocci, secondo cui non siamo assolutamente un popolo suddito della mafia. (agg. di Silvana Palazzo)
IL RICORDO NEL GIORNO DELL’ATTENTATO
Cesare Bocci veste i panni di Paolo Borsellino nel docufilm Adesso tocca a me nel giorno del venticinquesimo anniversario della strage di via d’Amelio. Questa sera, a partire dalle 21.10 su Raiuno, andrà in onda la fiction dedicata al grande magistrato siciliano che ha pagato con la propria vita e quella degli agenti di scorta (Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Cosina, Emanuela Loi e Vincenzo Li Muli) la sue sete di giustizia. E’ una fiction toccante e che fa riflettere quella che Raiuno ha deciso di dedicare ai propri telespettatori. Per trasmetterla è stata scelta proprio la data del 19 luglio per non dimenticare e insegnare anche ai più giovani che cos’è la mafia.
DECISIVA LA FAMIGLIA BORSELLINO
Per la realizzazione della fiction “Adesso tocca a me” decisiva è essere stata la collaborazione e il sostegno, non solo di materiale, della famiglia di Paolo Borsellino. Lo ha spiegato bene il regista e sceneggiatore del docufilm Francesco Miccichè, durante la conferenza stampa di presentazione della fiction targata Rai: «Fondamentale incontro che ci ha aiutato a costruire la nostra docufiction è stato con Manfredi Borsellino, il figlio del giudice, oggi dirigente del Commissariato di Cefalù». Un ricordo vivo, un sostegno nei vari passaggi dei personaggi e nelle affermazioni che Cesare Bocci fa in scena interpretando il padre Paolo Borsellino. Ha colpito tutta la produzione come quel figlio segnato terribilmente dalla morte, in quel modo, del padre in giovane età, è cresciuto con un senso dello stato e della giustizia davvero invidiabili: come ha ricordato ancora il regista di “Adesso tocca a me”, «Che lui abbia deciso di diventare un poliziotto nonostante tutto quello che è accaduto sia prima che dopo la strage, sembra quasi un paradosso ma spiega molto bene chi è Manfredi e il profondo senso delle istituzioni che ha ereditato dal padre». (agg. di Niccolò Magnani)
I 57 GIORNI DI PAOLO BORSELLINO DOPO LA STRADE DI CAPACI
Nei panni di Paolo Borsellino si è calato un bravissimo Cesare Bocci, molto somigliante anche fisicamente. Un ruolo difficile per l’attore che, dismessi i panni Mimì Augello, tra i più amati protagonisti di “Montalbano”, ha indossato quelli di Paolo Borsellino in quei 57 giorni che separarono la strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone e la sua morte.
Un ruolo forte e importante quello affidato a Cesare Bocci che ha sentito il peso della responsabilità del personaggio. «Quando ci si confronta con personaggi reali si sente sempre una grossa responsabilità. Qui la mia faccia viene messa direttamente a confronto con quella di Paolo Borsellino. Avevo un innegabile timore. Abbiamo cercato di cogliere gli aspetti del viso di Borsellino che ci avrebbero aiutato. Ma non è stata tanto la mia trasformazione fisica, quanto piuttosto la ricostruzione, il mixare documenti reali e fiction in maniera puntuale e magistrale, a fare la differenza. Poi se anche gli assomigliassi un decimo per la sua moralità sarei l’uomo più felice al mondo», si legge sul Giornale di Sicilia. Oltre a Cesare Bocci, nel film ci sono Giulio Corso, Ninni Bruschetta, Anna Ammirati. La regia è di Francesco Miccichè.
La fiction è un mix di fatti reali, interviste e testimonianze. La fiction racconta i 57 giorni che visse Paolo Borsellino dopo la strage di Capaci. Paolo Borsellino era consapevole che il prossimo sarebbe stato lui, come confidò alla moglie, ma sapeva di dover mettere da parte la paura per portare avanti ciò che l’amico Giovanni Falcone aveva cominciato. La fiction si apre con la strage di Via D’Amelio e, attraverso i ricordi di Antonio Vullo – unico superstite dell’attentato, viene ricostruita una realtà complessa. Documenti e filmati dell’epoca viene messa in luce la vicenda Borsellino fino a quanto stabilito nel primo grado dell’ultimo processo.