Papa Pacelli condannò fin dall’inizio la mostruosità del nazismo con la sua «perniciosa radice antisemita e anticattolica» e tentò in tutti i modi di fermare “l’inutile strage”. È il pensiero espresso da Benedetto XVI durante la solenne messa presieduta nella Basilica di San Pietro per i 50 anni dalla morte di Pio XII. Benedetto XVI ricorda il “coraggio e la pazienza” di Papa Pacelli durante il suo pontificato, «svoltosi negli anni travagliati del secondo conflitto mondiale e nel periodo susseguente, non meno complesso, della ricostruzione e dei difficili rapporti internazionali passati alla storia con la qualifica significativa di ‘guerra fredda’. Nunzio Apostolico, prima a Monaco di Baviera e poi a Berlino sino al 1929, Eugenio Pacelli – ha ricordato Ratzinger – lasciò dietro di sé una grata memoria, soprattutto per aver collaborato con Benedetto XV al tentativo di fermare ‘l’inutile strage’ della Grande Guerra, e per aver colto fin dal suo sorgere il pericolo costituito dalla mostruosa ideologia nazionalsocialista con la sua perniciosa radice antisemita e anticattolica».
Pio XII fu fedele collaboratore di Pio XI, in un’epoca contrassegnata dai totalitarismi – ha infine aggiunto Ratzinger – quello fascista, quello nazista e quello comunista sovietico, condannati rispettivamente dalle Encicliche Non abbiamo bisogno, Mit Brennender Sorge e Divini Redemptoris».
Benedetto XVI mette fine alle polemiche sul presunto ‘silenzio’ di Pio XII sulla Shoah.
«Agì spesso in modo segreto e silenzioso – ha detto Ratzinger nel corso della solenne messa nella Basilica di San Pietro per i 50 anni dalla morte di Papa Pacelli – proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico, egli intuiva che solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei.
Papa Pacelli – ha aggiunto Benedetto XVI – ebbe a consolare sfollati e perseguitati, dovette asciugare lacrime di dolore e piangere le innumerevoli vittime della guerra». Nel suo ministero di Successore di Pietro, egli cercò di evitare in tutti i modi le nubi minacciose di un nuovo conflitto mondiale che si addensavano sull’Europa e sul resto del mondo.
Ratzinger ricorda poi che «con voce rotta dalla commozione» Pio XI «deplorò la situazione delle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe – ha concluso il Papa – sono destinate alla morte o a un progressivo deperimento, con un chiaro riferimento alla deportazione e allo sterminio perpetrato contro gli ebrei».
Il Papa non ha firmato alcun decreto per la beatificazione di Papa Pacelli. Lo ha precisato in una nota padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, commentando le parole di Ratzinger durante la solenne messa per i 50 anni dalla morte di Pio XII.
«Con le parole pronunciate nell’omelia a proposito della causa di beatificazione del servo di Dio Pio XI attualmente in corso – spiega padre Lombardi – il Papa ha inteso manifestare esplicitamente la sua unione spirituale a un auspicio diffuso nel popolo di Dio. Tuttavia non si è espresso sui passi successivi della causa e i loro tempi, cioè la firma del decreto sul riconoscimento delle virtù eroiche, che è a sua volta la premessa per introdurre la successiva pratica per il riconoscimento di miracolo».
Il portavoce vaticano ha ricordato che la Congregazione dei cardinali e dei vescovi della Congregazione delle cause dei Santi, l’8 maggio 2007 si è pronunciata all’unanimità sulla eroicità delle virtù del Servo di Dio. «Tuttavia il Papa non ha ancora firmato il relativo decreto ritenendo opportuno un tempo di riflessione».