«La Parmalat è stata la più bella impresa italiana». Con queste parole Calisto Tanzi è entrato in aula. «La parte finanziaria del Gruppo non l’ho mai seguita di persona, si può dire che non la conoscevo» ha poi detto ai magistrati riassumendo la propria posizione, che accusa l’allora direttore finaziario Fausto Tonna.
Sulle falsificazioni presenti nei libri contabili Tanzi ha spiegato di non averne mai discusso ma di sapere che esse già dal 2002 costituivano un fatto conosciuto anche dalle banche che per questo non credevano «nella rappresentazione del nostro bilancio».
Al pm Vincenzo Picciotti che gli ha fatto notare le sue firme, Tanzi ha risposto: «Ho sempre detto che dopo venivo messo a conoscenza degli aggiustamenti fatti ma non sapevo nè come nè quando. Non ero proprio capace. Io quelle operazioni le ho solo ratificate».



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