A quattro anni dalla morte di don Luigi Giussani (scomparso il 22 febbraio del 2005), l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha rinnovato ieri sera, in un Duomo gremito di oltre 5 mila fedeli, il cordoglio per la morte del fondatore di Comunione e Liberazione. Il cardinale ha ricordato che proprio nella stessa cattedrale fu l’allora cardinale Joseph Ratzinger a celebrarne le esequie.
«Sperimentai allora – ha detto Tettamanzi – un senso vivissimo di appartenenza ecclesiale, di comunione orante, di drammatica bellezza nel celebrare l’estremo compimento di una vita sacerdotale straordinariamente feconda». Nel rievocare quel 22 febbraio del 2005, l’arcivescovo di Milano ha esortato i fedeli a credere che, come allora anche questa sera Benedetto XVI sia in mezzo a loro. «Benedetto XVI questa sera – ha detto Tettamanzi – ne siamo certi è singolarmente presente con noi nel comune suffragio e nel comune levarsi dei cuori a Cristo, nostra unica e consolatissima speranza di vita eterna».
E proprio dagli insegnamenti del papa, il cardinale di Milano ha preso le mosse per invitare la comunità dei fedeli a «prendere tra le mani il libro delle Sacre Scritture» e fuggire dalla «tentazione e dal pericolo degli idoli», evocati nei brani della liturgia.
Al termine della celebrazione – cui hanno preso parte, seduti in prima fila, il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, e il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi – Julian Carron, presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, ha espresso la sua gratitudine all’Arcivescovo di Milano per il ricordo del fondatore del movimento. «Le recenti vicende che hanno scosso il nostro Paese – ha affermato Carron – e la difficile situazione sociale rendono ancora più urgente in noi la coscienza di una presenza cristiana che sia innanzitutto testimonianza reale di speranza».