È stata pubblicata integralmente dal Frankfurter Allgemeine Zeitung la lettera in cui il papa dice «una parola chiarificatrice», spiegando personalmente ai Vescovi di tutto il mondo le ragioni della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. E lo fa «per riportare la pace nella chiesa», ma anche per riconoscere alcuni sbagli che sono stati commessi.



Quali errori? Primo fra tutti, il fatto che il Vaticano non si sia accorto delle dichiarazioni negazioniste di Williamson. Parole che invece si sono sovrapposte in modo «imprevedibile» alla remissione della scomunica; e, il secondo, il modo «non sufficientemente chiaro» utilizzato per illustrare la remissione della scomunica. Ecco anche spiegato il motivo per cui il papa ha deciso – e lo comunica nella lettera – di far rientrare la Commissione Ecclesia Dei, organismo creato ad hoc da Wojtyla per gestire la delicata questione dei lefebvriani, sotto la competenza della Congregazione per la dottrina della fede.



«Mi sento obbligato a indirizzare a voi cari confratelli una parola di chiarezza – dice il Papa – che deve servire a capire le intenzioni che hanno condotto me e gli organi competenti della Santa Sede a compiere questo passo. Spero di contribuire in questo modo alla pace nella chiesa». Benedetto XVI ricorda che il caso «ha suscitato all’interno e fuori della Chiesa cattolica una discussione di tale veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata», sottolinea Ratzinger, ricordando la «valanga di proteste» e l’accusa a lui rivolta di voler tornare indietro rispetto al Concilio. «Una disavventura per me imprevedibile – scrive il Pontefice – è stata il fatto che il caso Williamson si è sovrapposto alla remissione della scomunica. Il gesto discreto di misericordia verso quattro vescovi, ordinati validamente ma non legittimamente, è apparso all’improvviso come una cosa totalmente diversa: come una smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei, e quindi come la revoca di ciò che in questa materia il Concilio aveva chiarito per il cammino della Chiesa».



Benedetto XVI spiega che in futuro la Santa Sede dovrà prestare più attenzione alle notizie diffuse su internet e aggiunge: «Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco. Proprio per questo ringrazio tanto più gli amici ebrei che hanno aiutato a togliere di mezzo prontamente il malinteso e a ristabilire l’atmosfera di amicizia e di fiducia». Il Papa si rammarica poi per il fatto che la stessa revoca della scomunica, «la portata e i limiti del provvedimento» non siano stati «illustrati in modo sufficientemente chiaro al momento della sua pubblicazione». E precisa che la scomunica colpisce persone, non istituzioni: «Il fatto che la Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali» e i suoi ministri, anche se «sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica, non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa». E il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, assicura: «Non escludiamo nessuna energia dalla Chiesa; ciascuno può avere il suo posto».