La vigilia di Pasqua ha portato, purtroppo, nel pomeriggio, la pioggia. Tutti dentro le tende. Perdono di animosità le tendopoli, ma soprattutto si complica il lavoro di chi ancora sta scavando tra le macerie. E proprio ieri è stata una giornata nefasta. Altri nove corpi sono stati ritrovati, senza vita, mentre sono risultate vane le ricerche di un sopravvissuto sotto un edificio crollato.
Nel mio girovagare ho eluso i posti di blocco che vietano di entrare nel centro storico. Al primo con un colpo di fortuna mi hanno fatto passare, poi ho preso strade secondarie, vie strette, sicuramente a rischio. Una cosa da non fare, ma volevo vedere cosa stava succedendo in centro, la zona più a rischio. Ho girovagato una quindicina di minuti prima che agenti della Guardia di Finanza mi fermassero, identificassero e mi cacciassero fuori dalla zona off limit. Ho scoperto una L’Aquila mattutina silenziosa e sorda. Irreale. Tante le domande che si sono accavallate, a cominciare da quella relativa al futuro di questa zona, agli anni che serviranno per ricostruire case, restaurare chiese.
Da fuori, oltre ai soccorsi sono arrivati anche suore e frati, per l’assistenza spirituale, aiuto psicologico ma anche per allestire momenti di preghiera e preparare le sante messe di domani. In un campo ho incontrato un gruppo scout, l’Agesci – Campobasso 6. Una tenda che attirava molte persone per il profumo del caffè. La moka su un fornellino a gas come il miele per gli orsi nei cartoni animati. Valentina, Alessandra, Alessandra D., Carmen sono solo alcuni dei nomi che ricordo, ma ricordo i volti di ciascuno, lo sguardo e l’attenzione. I maschi stavano realizzando una croce in legno da consegnare a “fratacchione”, un frate giramondo, oggi in un convento di Foligno, tra i più attivi nella tendopoli. Ho accettato una banana, pranzo semplice ma sufficiente. Permettetemi la battuta, quest’estate al mare avrò, forse, una linea da fare invidia…
«Quando siamo partiti padre Luigi ci ha detto di fare strada alle persone che avremmo incontrato senza farci strada. Di questa povera gente che ha perso tutto non c’è nulla da dire, c’è da fare, mettersi a disposizione e basta». Quando Carmen parla va diretta dove il suo cuore la indirizza. Lo si capisce dai gesti, dalle attenzioni. «Abbiamo già vissuto l’esperienza di San Giuliano, in Molise – continua – siamo attenti ai bisogni di questa gente, soprattutto quando i riflettori delle televisioni, degli inviati speciali sono spenti. Stiamo attenti agli occhi della gente per capire cosa fare».
Alessandra è la classica scout capace di aggregare intorno a sé. Riferimento per i più piccoli della tendopoli. «Mi colpisce la serenità dei bimbi, la loro voglia di giocare insieme, di non pensare a quanto hanno vissuto». Solo uno è diverso dagli altri. «E’ stato il momento più brutto per me – ha detto Alessandra D. – stavamo giocando quando un bambino rumeno ha detto “Io me ne torno a casa, in Romania. Si liberano tre posti in tenda”. Gli ho chiesto se fosse qui con i genitori. Mi ha risposto “Mio fratello è morto, torniamo a casa con la macchina dei morti”, poco lontano un furgone adibito a carro funebre». L’Agesci è pronta, con diversi turni, a coprire la presenza e l’aiuto fino alla fine dell’estate. Intanto continuano le file della gente per assicurarsi qualche vestito e beni di prima necessità. Si cerca di tutto. Non c’è più classe sociale, l’extracomunitario, il ricco e il povero sono uguali nei bisogni. Un’altra dura lezione al mio essere, un richiamo a quanto ascoltato, a volte con superficialità, in tanti incontri, in mille messe.
Un forte richiamo a domani (oggi ndr), Pasqua di Resurrezione. Un altro forte richiamo alla mia vita, sconvolta non solo dal terremoto ma da una presenza che mi è davanti nei momenti meno impensabili, che mi fa memoria, che mi rassicura. Auguri che questa Pasqua sia ciò che il cuore desidera.
(Fabio Capolla – giornalista de Il Tempo)