È stato fin dal primo giorno uno dei personaggi più contestati e discussi. Giampaolo Giuliani, tecnico dell’Istituto di fisica nucleare del Gran Sasso pare abbia predetto in certa misura il sisma. Ora, raggiunto da Il sussidiario.net, fa un bilancio di tutta la vicenda, confermando che al momento il peggio è passato. E sulle polemiche e le denunce è sicuro che «la verità verrà a galla». Però «Tornassi indietro andrei porta a porta ad avvisare tutti, non fosse altro per salvare quelle trecento persone».
Buon giorno Dottor Giuliani…
No, gentilissimo, ma guardi non sono dottore.
Mi scusi, su questo in effetti si è fatto un gran parlare… secondo lei dopo le ultime scosse la situazione si normalizzerà o c’è ancora rischio?
Delle tre stazioni che erano in funzione al momento della prima forte scossa una sola continua a darci dati; da questi siamo in grado di dire che da almeno due giorni la situazione sembra andare verso una normalizzazione. Il livello medio del radon stagionale sta scendendo, il che ci fa supporre che anche le prossime scosse di assestamento, quelle di grado più elevato, saranno inferiori alle scosse più forti che abbiamo avuto. Quindi staremo sotto al quinto grado, con alcuni colpi di assestamento.
Quindi possiamo tranquillizzare gli abitanti di Sulmona che erano stati spaventati da alcune previsioni piuttosto nefaste…
Non da parte mia
Da parte di chi?
Da parte di alcuni geologi che si basavano su dati statistici dell’arco di 10 anni. Per quanto riguarda l’evoluzione di questo evento sismico possiamo dire che da due giorni vediamo il livello medio del radon scendere ed avvicinarsi a quello che dovrebbe essere il suo livello stagionale in una situazione di calma sismogenetica. Questo non vuol dire che si sta calmando totalmente, significa che le scosse di assestamento che seguiranno vanno sempre più a diminuire.
Secondo lei il fronte del terremoto, visto che è stato avvertito anche in Calabria e in Sicilia, si sta spostando?
No, diciamo che il fronte del terremoto che ha interessato in maniera distruttiva proprio la città dell’Aquila si è stabilizzato con colpi di assestamento, microsismi e piccoli eventi che vanno a decrescere. Si è stabilizzato qui in zona. Con molta probabilità gli altri colpi che vengono osservati nelle regioni più lontane fanno parte di un sistema di faglia di quei territori.
Lei è stato contestato aspramente da tanti altri esperti. Considerando anche che dai dati in nostro possesso l’ultima scossa che c’è stata, forte, il suo sistema non l’aveva prevista…
Al contrario, l’abbiamo registrata prima che avvenisse sul nostro sistema. Io non ho potuto controllare direttamente, ma c’erano tre postazioni, una a Vasto, una a Pescara e una a Pineto che controllavano. Hanno registrato l’evoluzione del radon. Ora, con una sola stazione, non è possibile dare un epicentro sicuro e di grado sismico. Vanno analizzati in maniera molto particolare i dati. Occorrerebbero le tre stazioni per poter caratterizzare ogni evento che vediamo e darne quindi l’epicentro ed il grado sismico. Con una stazione sappiamo solo che ci sarà un evento fra le 6 e le 24 ore nel raggio d’azione di quello strumento.
Ci può spiegare il suo sistema in che cosa consiste e soprattutto perché viene contestato dagli esperti?
Lo strumento che noi abbiamo è un rivelatore gamma. Qualcosa che assomiglia ad un radiometro; ma il nostro rivelatore, anziché osservare direttamente il radon ci fa osservare due suoi isotopi, che decadono direttamente dal radon, due suoi “figli”. Questo significa che noi possiamo avere una lettura in diretta della variazione di concentrazione di radon e studiare alcune peculiarità che non è possibile studiare con il normale radometro.
Non sarebbe quindi di per sé il radon, ma il fatto che lei riesce a individuare questi due isotopi che dal radon derivano, la cosa che gli altri strumenti non riescono a fare?
Sì, perché il nostro strumento penetra il radon che decade in due suoi isotopi e noi vediamo le particelle gamma che vengono emesse da questi due isotopi. Ma per vedere questi due isotopi dev’essere per forza entrato il “padre” che è il radon.
Non è possibile che questi raggi gamma derivino da altre fonti?
Assolutamente no, perché tutta la radioattività ambientale viene praticamente schermata, dato che la finestra di energia permette di rilevare soltanto l’energia gamma del piombo 214 e del bismuto 214. Qualsiasi altro elemento radioattivo viene tagliato fuori.
Allora, che cosa le contestano?
Chi determina questo tipo di scienza in Italia contesta il fatto che per lui è impossibile poter ricavare un precursore sismico dal radon. In realtà è vero, perché non utilizzando il nostro metodo; ma utilizzando un radometro “classico” si affidano al sismografo per poter statisticamente prevedere un domani la possibilità di vedere dove, in quale territorio possono avvenire i terremoti più forti. Questo sistema che viene così fortemente caldeggiato in Italia non potrà mai dare una risposta sicura sulla prevedibilità dei terremoti. Sono stato subissato da ricercatori, russi, giapponesi, romeni, inglesi, israeliani, americani che mi hanno detto: «siamo con te perché sappiamo che la tua ricerca è valida, anche qui stiamo facendo il tuo tipo di ricerca e i dati che noi abbiamo in nostro possesso sono identici ai tuoi».
Da un punto di vista personale come ha vissuto tutta la vicenda del terremoto?
Un terremoto di queste dimensioni cambia la vita a qualsiasi essere umano. E quindi ha cambiato la vita della mia famiglia, la mia vita e tutte le vite dei sopravvissuti. Ma se poi aggiungiamo anche che sulla drammaticità del terremoto si viene ad essere oggetto di un’accusa falsa, allora c’è anche l’umiliazione, non solo mia, ma delle persone a me vicine. Su tutto questo, c’è in più il fatto di vedere anche la perdita di amici e di persone care che non ci sono più e che forse potevano essere salvate.
Lei rifarebbe quello che ha fatto?
No, non lo rifarei. Perché al contrario di quello che si dice io non ho mai allertato nessuno. Questa è una falsità. È stata prodotta proditoriamente, abbiamo prove e testimonianze di questo. Io non so con quale coraggio le persone che ci hanno fatto oggetto di avviso di garanzia guarderanno in faccia i propri concittadini quando la verità salterà fuori. Ma tornassi indietro andrei casa per casa ad avvisare tutti fosse solo per salvare queste trecento persone.
Come mai se lei aveva queste evidenze non ha voluto allertare?
Perché qualcuno ha ritenuto di prendere al balzo l’occasione, dopo che avevo detto al sindaco di stare tranquillo e di rassicurare tutti perché almeno fino alla mezzanotte non ci sarebbero stati episodi significativi, dicendogli: «denuncialo per procurato allarme».
Un ultimo argomento: si parla della possibilità di costruire centrali nucleari in Italia. Il suo sistema, secondo lei, potrebbe fornire un buon metodo per “testare” i siti adatti per costruire queste centrali?
Il mio sistema monitorizza il radon e dà una stima dell’emissione media di radon nel territorio. Una rete di questi rilevatori permetterebbe di conoscere su ampio territorio qual è la concentrazione media di radon che sussiste. Però ci sono altri strumenti che possono farlo tranquillamente, quale ad esempio il radometro.
C’è chi usa questo evento per dire che in Italia non bisogna costruire centrali nucleari. Secondo lei la possibilità o meno di costruire centrali è connessa al rischio terremoti?
Tutto l’Appennino centrale si sa che è a rischio sismico. Ci sono zone in cui questo rischio è maggiore come la Calabria, la Sicilia, il Friuli, l’Abruzzo, la Campania, l’Umbria, una parte dell’Emilia, la Toscana. Tutte le zone attraversate dalla dorsale appenninica. Posso dirle di più. L’azione del continente africano che spinge contro le Alpi di per sé determina una situazione dinamica che caratterizza la situazione d’instabilità sismogenetica appunto dell’arco appenninico. In queste zone anche con la capacità di prevedere un terremoto con 6-24 ore di anticipo potremmo evacuare l’area ma non mettere in sicurezza sismica una struttura che potrebbe rompersi…
E da altre parti ci sono controindicazioni di tipo sismico?
Da altre parti ci sono zone in Italia che sono sismogeneticamente calme e che quindi potrebbero da quel punto di vista ospitare centrali nucleari.