Dario è un ragazzo grande e forte. Dario è il figlio di un mio collega. Dario ha già esordito nella nazionale italiana di rugby. La notte del terremoto dopo essere fuggito di casa è corso a salvare due anziane persone. La notte del terremoto con la forza delle su braccia è riuscito a portare fuori dalla loro abitazione un vecchietto e una vecchietta che altrimenti sarebbero morti sotto le macerie. Dario è un ragazzo grande e forte, tanto forte che oltre a sollevare la vecchietta ha preso anche la bombola dell’ossigeno che le consente di vivere.
Per tutti è un eore, ma lui di quella notte ricorda Ciccio. Il suo compagno di stanza, quel giocatore dell’Aquila rugby con un futuro davanti, morto sotto le macerie. Dario e Ciccio erano inseparabili, adesso Dario dice che vuole dare un senso a tutto quello che è successo. Perchè la vita deve avere un senso, così come la morte. Mentre adesso tutti cercano Dario per farsi raccontare il suo atto di eroismo lui cerca di sfuggire ai riflettori e alla ribalta. Il dolore è forte, il pensiero è verso Ciccio «un angelo che ora guarda dall’alto».
Ancora una volta girando per la città, incontrando la gente, ci si trova faccia a faccia con il dolore, ma ancora una volta non c’è una disperazione. La volontà di molti di dare un senso alla vita ma anche alla morte, la volontà di molti di trovare conforto nello sguardo di un amico insegna e travolge. Torna la notte tra la domenica e il lunedì, come quella tragica notte del 6 aprile. Adesso però la gente è un poco più tranquilla. Ieri, per la prima volta, una notte intera senza scosse di terremoto, una notte intera senza essere svegliati di soprassalto, senza essere presi dalla paura, dal panico.
Quella di oggi è stata una giornata diversa anche per me. Dopo tanti giorni mi sono preso un momento di libertà e sono partito per Rimini. Un momento di distrazione, se tale si può chiamare, di cui avevo bisogno. Domani è la vigilia della venuta del Papa. C’è molta attesa: per il suo gesto, la sua preghiera sui luoghi sui luoghi del disastro. C’è molta attesa anche in me, per riuscire ad avere un giudizio, una chiave di lettura su quello che è successo, Le sue parole saranno sicuramente utili anche per dare un interpretazione al mio lavoro quotidiano, che mai come in questi giorni è diverso.
Mi accorgo di essere desto, di avere attenzione ai particolari, alle persone. La soddisfazione che sto ricevendo nella mia professione, nel mio mestiere, è il centuplo quaggiù. Solo attraverso un rapporto vero con il quotidiano, nel dialogo con la gente che incontro comprendo l’immenso dolore che mi circonda e scopro la voglia di vivere la vita fino in fondo.
(Fabio Capolla – Giornalista de Il Tempo)