I soccorsi proseguono tra mille difficoltà, e il bilancio delle vittime continua a crescere di ora in ora. Eppure c’è già spazio per le polemiche: il terremoto, nella sua grave entità, era stato già previsto nei giorni scorsi da Giampaolo Giuliani, ricercatore dei laboratori del Gran Sasso. Quindi Bertolaso avrebbe sottovalutato l’allarme. Ma secondo quanto dice a Ilsussidiario.net Giorgio Pasquarè, sismologo dell’Università degli Studi di Milano, le cose non sono così semplici come si vorrebbe fare credere.
Professor Pasquaré, al di là delle polemiche più o meno utili in un momento così drammatico, i terremoti di questo tipo sono prevedibili?
Queste cose non sono prevedibili quasi mai veramente, o, per lo meno, lo sono in una scala molto ampia. Ad esempio: sappiamo che tutto il settore tirrenico dell’Italia in questo momento è a rischio terremoto perché si sta muovendo. Da qui a dire se colpirà delle città o addirittura quali città e con quale e quanta intensità ne passa. Ora come ora da un punto di vista scientifico prevedere un disastro come quello appena occorso è pressoché impossibile.
Quindi ha ragione Guido Bertolaso quando afferma che non si poteva immaginare l’intensità di un simile disastro sebbene ci fossero state scosse precedenti?
Ha ragione Bertolaso in quanto direi che sappiamo già, come ho detto, quali siano le aree sismiche del nostro Paese, ma poi dire in quale epicentro è in arrivo un tipo di sciagura come questo non si può proprio. Quanto era stato detto riguardava una zona comunque ampia e non la città de L’Aquila in sé. In queste zone l’unica possibile soluzione consiste nell’investire in strutture abitative e architettoniche antisismiche. Tutto il blocco del Gran Sasso è in movimento verso l’Adriatico. Questo significa che occorre che tutti i conglomerati urbani esistenti in quest’area dovrebbero munirsi di un’adeguata prevenzione a livello di strutture.
Il fatto che però nei giorni precedenti si siano verificate numerose scosse nell’area colpita non significa davvero nulla?
Sì, in generale i movimenti precursori sono significativi, ma, occorre precisare: indicano per lo più l’arrivo di un terremoto, non la sua intensità. Basandoci in particolar modo sulla statistica possiamo prevedere – la maggior parte delle volte però, non tutte – l’insorgere di fenomeni di questo tipo. E solitamente, quando questo avviene, scatta l’allerta generale. In Italia abbiamo sismologi molto bravi, come ad esempio quelli che lavorano per l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. È un istituto molto aggiornato e “agguerrito” e difficilmente si lascia “scappare” un terremoto. Sicuramente avrebbero agito in tempo se il disastro fosse stato prevedibile. Questo però non garantisce comunque, come ovvio, dall’imprevedibilità.
Prevede, a proposito, che ci saranno altre scosse nelle prossime ore?
Ecco, questo è invece un dato abbastanza certo e sul quale occorre vigilare. Quasi sicuramente infatti ci saranno le cosiddette “repliche”, dopo il “botto” principale, che avvengono dopo tutti i terremoti. Questi ultimi infatti non sono altro che degli scompaginamenti della crosta terrestre la quale si “rimette a posto” dopo la scossa principale che mette in movimento blocchi crostali di grandi dimensioni. È dunque ovvio che un sommovimento così grande abbia bisogno di assestarsi per poi placarsi definitivamente. A volte, per fortuna assai di rado, queste scosse di assestamento raggiungono livelli uguali o addirittura di poco peggiori della scossa principale, ma, ripeto, per lo più ciò non avviene.