Quando la raggiungiamo al telefono sono passati solo pochi minuti dalla visita del Papa, e la voce trema ancora per l’emozione. «Non so come definire questo momento: vorrei dire che è stata una cosa grande, importantissima, ma non renderebbe assolutamente l’idea». Suor Donatella lavora al “Caritas Baby Hospital” di Betlemme, dove ieri, nel corso del lungo e impegnativo pellegrinaggio in Terra Santa, ha fatto tappa Benedetto XVI. La sua voce è sì emozionata, ma è al tempo stesso squillante, quasi incapace di contenere la gioia. «Il Santo Padre è stato accolto con un’emozione e con un entusiasmo fortissimo non solo da noi suore, ma da tutto il personale che lavora qui all’ospedale». Una struttura da 82 posti letto, dove ogni anno, come racconta Suor Donatella, «ben 30 mila bimbi vengono visitati nei nostri ambulatori, e circa 4.000 bambini vengono ricoverati. Ma si tratta di numeri che vanno continuamente crescendo»
Il cuore della visita di ieri è stato naturalmente l’incontro tra il Papa e i bambini. «Il Papa», dice sempre emozionata Suor Donatella, «è entrato in uno dei reparti pediatrici, e ha preso per mano tutti i bambini che si trovano qui. Li ha guardati uno ad uno, li ha abbracciati, li ha benedetti. E questo straordinario affetto paterno è stato trasmesso e comunicato anche alle mamme di questi bambini, che, pur essendo per la maggior parte musulmane, avevano ugualmente nel volto una gioia immensa, perché comprendevano il significato e l’importanza di questa visita».
Ma che valore ha avuto la visita del Papa per queste suore, che vivono la missione di carità nella terra più sacra e al tempo stesso più difficile e tormentata del mondo? «Per noi è stato il riconoscimento del valore della nostra attività. È stato come un definitivo confermarci nella carità, cioè in quel servizio che principalmente ci caratterizza. Come dice il nome stesso del nostro ospedale, la “caritas” cristiana è il fondamento del nostro impegno: cercare di donare ai bimbi palestinesi, ai piccoli “bambin Gesù” che oggi vivono a Betlemme le nostre cure e la nostra carità».
L’abbraccio del Papa è stato anche accompagnato da alcune sue parole profonde e toccanti, soprattutto sul valore dell’innocenza così perfettamente incarnata da questi bambini: «i bambini innocenti – ha detto ieri Benedetto XVI – meritano un posto sicuro da tutto ciò che può far loro male in tempi e luoghi di conflitto». «Per noi questo richiamo all’innocenza – commenta Suor Donatella – ha un’importanza grandissima. Spesso ci troviamo infatti a vivere situazioni di grande sofferenza nel vedere ciò che i bambini devono patire per colpe non loro. A volte ci capita di doverli trasferire da una parte all’altra della città, e rimanere in attesa di permessi che non arrivano. E in queste attese inutili a volte i bimbi muoiono. Noi lo diciamo continuamente, ogni giorno: non è giusto che gli innocenti, che i bambini paghino con le loro sofferenze e anche a volte con la loro vita una situazione di conflitto, di chiusura, di cui loro, poveri, non hanno alcuna responsabilità. In questa situazione, allora, le parole del Papa diventano un grande incoraggiamento per noi, e ci danno un grande supporto».
Ma che cos’è nel concreto questo luogo di accoglienza nel cuore di Betlemme? «Il nostro – racconta Suor Donatella – è l’unico ospedale pediatrico di tutti i territori occupati della West Bank. Da noi arrivano tutti i bambini che non possono andare in altri ospedali, dal momento che qui la sanità è a pagamento. Per quanto riguarda poi l’attività specifica, il nostro è un ospedale medico, non chirurgico, dove facciamo assistenza e cura. Non solo ai bambini, ma anche alle mamme: abbiamo per loro degli appartamenti, dove rimangono 24 ore su 24, e dove forniamo loro anche un’educazione sanitaria. La cura dei bambini, infatti, è importante che venga portata avanti anche dopo la degenza in ospedale. Queste donne sono spesso molto carenti dal punto di vista dell’educazione alla salute, e questo supporto è dunque fondamentale per fare in modo che i loro bambini non tornino a stare male». Per lo più si tratta, come diceva Suor Donatella, di mamme musulmane, accolte in luogo cristiano. Ma questo non sembra creare alcun problema: «Con loro c’è un rapporto davvero cordiale: loro riconoscono il valore della nostra attività, e ci cercano. Diciamo insomma che la nostra è un po’ un’isola felice! E questo vale anche per il nostro personale, che per metà è costituito da persone di religione musulmana. Qui ci accorgiamo davvero che non ci sono distanze: quando si varca il cancello del Caritas Baby Hospital sembra di assistere a un miracolo, dove le differenze di religione non generano divisione. Tutti, cristiani e musulmani, qui collaborano e sono un’unica famiglia».
Che cosa rimane ora di questa visita straordinaria? «Da domani ripartiamo a 10 centimetri da terra! – esclama gioiosa Suor Donatella – Sia noi suore, sia tutto il resto del personale. Ripartiamo con una carica diversa, una carica spirituale fondamentale per continuare a portare avanti quest’opera di cui la Palestina ha veramente bisogno. Ripartiamo confermate nel nostro servizio dall’affetto di un grande padre come Benedetto XVI».