Con all’ordine del giorno l’emergenza educativa e una serie di adempimenti tra cui la scelta dei tre nuovi vicepresidenti, si apre domani la 59.ma assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Fuori odg, ma nel cuore e nella pancia dei vescovi, e quindi sicuramente oggetto di confronto libero, il tema della immigrazione, che nelle scorse settimane ha scaldato il dibattito ecclesiale – non solo ai vertici – piu’ di quanto non si sia recepito all’esterno. Anche temi non in ordine del giorno potranno comunque essere gettati sul tappeto gia’ domani, con la prolusione del presidente Angelo Bagnasco che nel pomeriggio dara’ inizio ai lavori nell’aula del sinodo. Per tradizione infatti l’ assemblea generale della Cei si svolge in Vaticano e i presuli vengono anche ricevuti in udienza dal papa durante una mattinata dei lavori. Cio’ che il cardinale Bagnasco decidera’ di dire o non dire a proposito dell’immigrazione sara’ analizzato e soppesato nei contenuti, nei toni e nelle sfumature, dopo che la linea tradizionale della Chiesa italiana su questo tema ‘accoglienza nella legalita’ ‘ si e’ dovuta confrontare con la politica dei ‘respingimenti’ decisa dal governo italiano. E gli osservatori piu’ propensi a leggere in chiave politica la prolusione del pur impolitico Bagnasco saranno attenti ad altri possibili accenni o silenzi su temi quali le politiche familiari o la scuola, sui quali l’azione del governo non ha soddisfatto finora le aspettative dell’episcopato. I ‘respingimenti’ hanno messo in crisi l’idea della accoglienza nella legalita’: il segretario generale dei vescovi mons. Mariano Crociata l’ha ribadita, ricordando la necessita’ di costruire una societa’ interculturale in una cornice di rispetto della legalita’, ma vescovi come Vincenzo Paglia di Terni o Arrigo Miglio di Ivrea hanno dato voce allo sconcerto dell’anima cattolica piu’ solidale e sociale. ‘Certe scelte verso gli immigrati – ha commentato mons. Paglia – fanno pensare alle parole tristi del papa di fronte al muro che separa israeliani da palestinesi’. Mentre mons. Miglio ha osservato che i poveretti respinti verso la Libia ‘sono stati riportati d’autorita’ su strade di fame e di morte che gia’ conoscevano, non tutti erano bisognosi di asilo, non tutti santi, ma poveri lo sono di certo e in questa occasione sono diventati assai simili a Cristo, scaricato da Pilato a Erode, e viceversa’. Non sono solo i vescovi a interrogarsi sulle politiche dell’immigrazione: le associazioni ecclesiali, gli ordini religiosi, le parrocchie assistono con apprensione a cio’ che mons. Paglia ha definito ‘l’assenza della mitezza che sta rendendo amara la vita di questo nostro paese e del mondo: c’e’ poco amore, poca accoglienza, ognuno si preoccupa di se stesso e si difende dagli altri, magari armandosi’. Riflessione centrale per i vescovi in assemblea restera’ comunque la questione educativa, per individuare e approvare gli orientamenti pastorali per il prossimo decennio. Tra i nomi che si fanno per i nuovi vicepresidenti, sembra in crescita quello di mons. Bruno Forte.