Quindici bambini bielorussi da anni, ogni anno, vengono a L’Aquila a trascorrere quasi tre mesi di vacanza. Torneranno anche quest’anno. Le famiglie che li accolgono, a cui ogni anno se ne aggiungono altre che vogliono condividere questa esperienza, non vogliono rinunciare in questo momento di difficoltà a regalare dei momenti di gioia a piccoli senza famiglia, che riescono ad allontanarsi per un po’ dagli orfanotrofi dove vivono. L’amore non ha confini, nel tempo e nello spazio. Supera le avversità. La conferma che la carità rende felici. Troveranno una casa accogliente i bambini bielorussi, non vivranno in tendopoli. Forse saranno loro a regalare serenità alle famiglie aquilane, piuttosto che il contrario.
Oggi ho visto colonne di mezzi di soccorso ripartire, tornare da dove erano venuti. Ciò lascia pensare che dalla prossima settimana le cose potranno cambiare, che la situazione degli aquilani dentro le tendopoli potrebbe diventare più difficile. L’unica cosa buona di oggi è che la pioggia non si è vista, anzi il sole ha scaldato. Purtroppo le previsioni per i prossimi giorni ancora non sono positive.
Quello che più mi ha colpito, questa mattina è stato vedere decine di persone rivestite a festa. Una coppia di sposi hanno celebrato il matrimonio all’interno di un tendone, nella tendopoli di Coppito. Un giorno di festa. Uomini in giacca e cravatta, donne civettuolamente rivestite tra le tende, con la terra ancora un po’ fangosa. La volontà di vivere normalmente come si farebbe in un giorno di festa. Dopo la cerimonia religiosa anche il lancio del riso, sicuramente beneaugurate. E vicino alle tende, a corollario, anche quelle persone vestite da clown che animano le ore per i più piccoli. Uno scenario quasi felliniano. La certezza che c’è la volontà di guardare al futuro.
Come quei vecchietti che in una tendopoli, non si sa come, sono riusciti addirittura a costruirsi un campo di bocce. Utilizzando alcuni sacchi di sabbia che erano stati portati per far fronte alle piogge incessanti. Adesso hanno il loro punto di ritrovo, lo svago, il motivo di vivaci discussioni. Soprattutto la voglia di stare insieme. Sono questi i lati belli che la gente scopre come forse non aveva mai fatto. Quella silenziosa e fredda vita di città, che porta a cancellare i rapporti umani, è sepolta sotto le macerie del terremoto. Adesso ci si cerca, ci si sostiene.
Certamente ci sono anche gli aspetti negativi. Come ovunque. Ci sono persone che del terremoto ne fatto arte di vittimismo, ci sono persone per cui tutto sembra dovuto a scatenare i nervi dei volontari. Richieste assurde in momenti difficili. Ma si parla di sparute minoranze. Con il passare dei giorni chi nelle tendopoli non sa come impegnare il tempo si trova in difficoltà. Fortunate le famiglie che accolgono i bambini bielorussi. Verranno ripagate d’amore, scopriranno che donare è ricevere.
(Fabio Capolla – Giornalista de Il Tempo)