Dal monte Nebo, luogo altamente simbolico per ebrei e cristiani, il papa ha riaffermato il «vincolo inseparabile» che lega la Chiesa agli ebrei. Dall’esterno della moschea di Al-Hussein, Benedetto XVI ha denunciato come la “manipolazione” ideologica e politica della regione dia luogo a società violente. E tra l’uno e l’altro momento, benedicendo la prima pietra della università del patriarcato latino a Madaba, il papa ha chiesto che libertà religiosa significhi anche diritto a una piena partecipazione alla vita civile, oltre a riaffermare il ruolo dell’educazione per la formazione dei giovani alla pace, apprezzando pubblicamente l’opera in questo settore della regina Rania.



Impegni in rapida successione e parole significative su molti temi, dunque, nella mattinata di Benedetto XVI, al suo secondo giorno in Giordania nell’ambito del XII viaggio internazionale del pontificato che lo porta in Terrasanta. Di buon’ora, in una giornata velata e ventilata, Benedetto XVI ha visitato il memoriale di Mosé sul Nebo, da dove il patriarca vide la terra promessa che non poté raggiungere, avamposto archeologico e dei pellegrinaggi in Terrasanta. Ha riaffermato «l’inseparabile vincolo che unisce la Chiesa al popolo ebreo» e auspicato che nasca in ebrei e cristiani «il desiderio di superare ogni ostacolo che si frappone alla riconciliazione tra loro, nel rispetto reciproco e nella cooperazione al servizio di quella pace alla quale la Parola di Dio ci chiama».



Dopo la visita al sito di Madaba, il papa è entrato, brevemente, nel complesso della moschea che porta il nome del defunto re Hussein, inaugurata nel 2006, e che sorge su 60 mila metri quadrati, di cui 7.700 occupati dall’edificio di culto vero e proprio. Accompagnato dal direttore del museo hashemita annesso alla moschea, il papa lo ha visitato e successivamente, davanti all’edificio sacro, ha tenuto il suo discorso ai capi musulmani e al Corpo diplomatico, primo incontro interreligioso di questo viaggio. È «la manipolazione ideologica della religione, – ha detto – talvolta per scopi politici, il catalizzatore reale delle tensioni e delle divisioni e non di rado anche delle violenze nella società». Per Benedetto XVI, che nel 2006 entrò nella moschea blu di Istanbul dove si raccolse in preghiera, è la seconda visita a una moschea del pontificato.

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