Intervistato da La7, Licio Gelli parla della P3 distinguendola nettamente dalla P2 di cui ne era il capo.
Belfagor, il burattinaio, Maestro Venerabile: o, più semplicemente, Licio Gelli. Che, a 92 e torri anni, continua a parlare e a far parlare di sé. In un’intervista concessa al programma di La7 Exit, ha detto la sua sulla presunta Loggia P3. «Se lei mi parla della P3 mi offendo. Noi si nominava i capi dei servizi segreti: Miceli, Santovito, Martini. Il Capo di Stato Maggiore lo si nominava noi» E ancora: «Su suggerimenti del comandante generale della Guardia di Finanza. Avevano tutti i poteri in mano perché sapevano che avevamo il Ministro della Giustizia, Sarti».Secondo Gelli, in sostanza, la P3, semplicemente, non esiste. «Questa P3, che non esiste, è stata inventata da qualcuno. I servizi segreti sanno inventare, sanno fare molte cose. Sanno scrivere, sanno inventare».
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A proposito del coinvolgimento di Silvio Berlusconi con il presunto comitato d’affari, Gelli dice qualcosa di poco chiaro che, tuttavia, lascia intendere alcune sibilline insinuazioni: ««Berlusconi sa chi è Verdini. Senz’altro lo saprà bene. Legge anche i giornali. Gliel’avrà chiesto. E quindi un provvedimento doveva prenderlo subito, non tollerare. Se non ha preso il provvedimento può darsi che ci sia qualcosa per cui non lo può prendere».