Lo scrittore Roberto Saviano ha risposto ai lettori di Repubblica che avevano lasciato un commento alla lettera dello scrittore a loro indirizzata.
Roberto Saviano interloquisce, pochi giorni dopo gli scontri tra studenti e forze dell’ordine con i ragazzi che hanno lasciato i propri messaggi a Repubblica.it. Spiegando loro che quella forma di protesta, che nasce dalla rabbia e assume i connotati della violenza, è inutile e insensata .Sortisce l’effetto opposto al fine preposto da quel largo movimento di studenti che ha manifestato pacificamente occupando, ad esempio, i simboli chiave della cultura italiana, iniziativa definita da Saviano «geniale». E così, replica alla ragazza di 26 anni che dice di comprendere la violenze di Roma, di condividerle, in cor suo, perché a quel punto si ci arriva quando ormai si è senza speranze: «Dire che con le buone non si ottiene nulla e invocare la resa dei conti, vuol dire cadere nella trappola», risponde Saviano, la trappola degli anni ‘70. «A cadere sotto i colpi di quelle armi sono state le persone che cercavano di cambiare il paese, i riformisti. Perché quelli che hanno impugnato le pistole volevano dimostrare che non si riforma, si abbatte».
A chi gli chiede, invece dove stia la coscienza del cambiamento, risponde rassegnato: «Io speravo che con questa manifestazione si potesse dire al Paese: da oggi sempre in piazza, sempre di più. E invece è stato un passo indietro. Tutto il clamore, tutta la visibilità ottenuta con gli scontri può anche far pensare che la strada giusta per essere ascoltati sia questa».
Una ragazza, infine, ammette con rammarico che sta per lasciare l’Italia, in cui non si riconosce più. Afferma Saviano: «È un tema che conosco, ma non so dare una risposta, non so dire se vale la pena rimanere o andare via. E allo stesso tempo non credo che chi va via tradisce. Questa generazione non ha un futuro. Ma credo che ancora si possa fare qualcosa per cambiare questo Paese. E io ho sempre creduto che lo si può ricostruire partendo da una sorta di Comitato di liberazione nazionale. A cui partecipino tutti, anche i ragazzi che vivono all’estero, perché attraverso la rete non sono solo spettatori».
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