Oltre al marocchino già arrestato, ci sarebbero anche due italiani coinvolti nella sparizione di Yara Gambiraisio. L’ipotesi al momento sulla ragazza scomparsa dalla palestra di Brembate di Sopra lo scorso 26 novembre: il nordafricano avrebbe aiutato a sequestrare e far sparire la ragazza, violentata e uccisa dagli altri due.
A incastrare il marocchino, fermato mentre stava cercando di scappare in Africa, alcune intercettazioni telefoniche in cui l’uomo si discolpa dall’assassinio di Yara ma lascia intendere di essere coinvolto nella faccenda. Il marocchino che si trova nel carcere bergamasco di via Gleno è in stato di fermo con l’accusa di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Gli inquirenti però sono alla ricerca di due italiani su cui ci sono alcune ipotesi che avevano prelevato a forza la ragazza per abusarne sessualmente.
Solo successivamente la vittima sarebbe stata uccisa e il cadavere occultato chissà dove. Il pm Letizia Ruggeri ha dichiarato, dopo l’interrogatorio del marocchino: «L’uomo ha fornito le sue giustificazioni». Non si conosce ancora il nome dell’arrestato, quello che si sa è che risiede dal 2010 risiede a Montebelluna, in provincia di Treviso, nella zona di piazza IV Novembre, dove vivono numerosi immigrati.
Ha girato diverse città italiane lavorando come muratore. In provincia di Bergamo attualmente lavora per una ditta che costruisce grande centro commerciale di via Regia, ai confini tra i comuni di Brembate e Mapello. E’ stato un cane a indicare agli inquirenti quel cantiere. Gli inquirenti si sono fidati della pista indicata dal cane e hanno messo sotto controllo i telefoni di tutti gli operai del cantiere.
Da qui le telefonate del marocchino tra cui l’ormai famosa frase: «Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io». In altre telefonate si parla di due italiani di cui però non viene mai fatto il nome.