Ieri Fininvest ha presentato un esposto al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, firmato proprio da Marina Berlusconi, figlia del premier, che per la prima volta si fa trovare in prima linea in questa eterna lotta contro la magistratura. Nel luglio scorso tre giudici condannarono Fininvest a risarcire la Cir di Carlo De Benedetti con 564 milioni di euro, già incassati dall’Ingegnere e ora, con l’esposto presentato, si chiede che venga valutato l’operato dei magistrati che, secondo Fininvest, avrebbero modificato una sentenza della Cassazione per riuscire a dare ragione a De Benedetti: una «sconcertante omissione» di una quindicina di parole che ne avrebbe completamente rivoluzionato il senso. La Cir fa sapere attraverso i propri legali che ritiene questa iniziativa pretestuosa e infondata che «rischia di apparire intimidatoria», mentre Fininvest spiega in una nota che l’esposto «evidenzia come, nella sentenza d’appello, una pronuncia della Cassazione determinante ai fini del verdetto venga riportata con il “taglio” di un passaggio decisivo e la mancata citazione di altri passaggi, altrettanto decisivi», e che «il risultato è che si fa dire alla Cassazione l’esatto contrario di quanto invece la Cassazione stessa chiaramente afferma nella sua sentenza». La Cir non ci sta, e fa sapere che questo esposto è innanzitutto «infondato nel merito poiché si basa su una lettura fuorviante e lacunosa della sentenza di Cassazione». Inoltre, accusa implicitamente di comportamento illecito i magistrati che avrebbero omesso parti determinanti della sentenza, e «siccome i destinatari dell’esposto sono le autorità competenti per l’esercizio dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati, sorge il sospetto che proprio questo l’esposto voglia adombrare. In questo senso, l’esposto rischia di apparire intimidatorio». La Fininvest risponde con un nuovo e breve comunicato stampa: tre punti, dalla lettera A alla lettera C, in cui osserva che «inutilmente si cerca di confondere piani diversi, invocando sentenze inconferenti, perché l’esposto semplicemente segnala fatti, come chiunque può verificare leggendolo. Esso non si occupa del contenuto della decisione né Fininvest intende occuparsene ora in questa sede: l’erroneità della sentenza d’appello verrà fatta valere con apposito ricorso per Cassazione». Inoltre «non esiste alcuna “prassi” legittima di citare sentenze per ribaltarne il contenuto» e, conclude il comunicato Fininvest, «l’esposto riporta unicamente i fatti oggettivi. I fatti oggettivi non sono in grado di “intimidire” nessuno».
Si può facilmente comprendere che l’accusa lanciata da Fininvest è di una gravità senza precedenti, in cui si ritiene che tre giudici abbiano falsificato delle carte per ottenere la ragione della Cir di De Benedetti. Un’omissione decisiva, quindi, e non frutto di un errore o di una distrazione involontaria, ma di una vera e propria volontà di andare contro la Fininvest di Berlusconi. Tutti si chiedono cosa potrà accadere adesso, ma già è immaginabile che si tratta di una battaglia destinata a protrarsi per anni. La Fininvest, con ogni probabilità, molto difficilmente riuscirà a riottenere i 564 milioni scuciti alla Cir, ma se il ministro Palma o il pg Esposito dovessero convincersi della voluta omissione dei tre magistrati, potrebbero anche chiedere al Consiglio superiore della magistratura di emettere una sanzione nei loro confronti.