Alberto Stasi: per lui chiesti 30 anni di carcere. Colpo di scena durante la seconda udienza del processo d’appello per il delitto di Garlasco, accaduto il 13 agosto 2007 quando Chiara Paoggi viene uccisa in modo ancor oggi non chiarito. E chiarire questa tragica e misteriosa vicenda è quanto si propone il processo d’appello sul caso. Trent’anni di carcere era anche quanto era stato chiesto per Alberto Stasi alla fine del primo processo, risoltosi invece con l’assoluzione durante il rito abbreviato. Dunque lo Stasi, all’epoca dei fatti fidanzato con la giovane uccisa, rimane l’unico sospettato dell’omicidio. Adesso toccherà ai legali della difesa, i prossimi 24 e 25 novembre, a dire la loro fino all’epilogo del 6 dicembre quando si deciderà se emettere la sentenza sull’imputato o riaprire il dibattimento per intero. Stasi era presente in aula oggi durante la requisitoria dell’accusa, si era presentato con una borsa piena di documenti sotto il braccio. Il giovane infatti si è sempre dichiarato innocente. Nella requisitoria dell’accusa si specifica che la richiesta a tale pena è dovuta all’aggravante della crudeltà nell’omicidio commesso, omicidio di cui, dice ancora l’accusa, non esiste di fatto alcun movente. Non sarebbero state le immagini e i filmini pornografici di cui si era parlato dunque a scatenare la rabbia di Chiara che avrebbe voluto rivelare il fatto e quindi costringere Alberto Stasi a eliminarla? Stasi è infatti implicato anche in un secondo processo proprio per detenzione sul suo computer di immagini pornografiche di bambini e filmini dello stesso tenore, ma a quanto pare non centrerebbero con l’omicidio di Chiara. Di fatto non è mai stata trovata l’arma del delitto, stabilito trattarsi di un paio di forbici da sarto. Per l’accusa, l’omicidio avviene tra le ore 12 e 46 e le 13 e 26 di quel giorno di agosto, mentre una perizia stabilisce che Alberto si trovava al suo computer di casa fino alle ore 12 e 20. Per la difesa invece l’omicidio è avvenuto tra le 9 e 30 e le 10 di mattina. ella requisitori adi oggi, il delitto viene invece collocato tra le 9.12 e le 9.35. La ragazza era sola in casa.
La traccia di dna di Alberto sul portasapone di Chiara viene definita irrilevante perché i due che si frequentavano da tempo lo avevano potuto toccare chissà quante volte, mentre le scarpe indossate dal giovane quel giorno erano idrorepellenti: camminando per alcune ore avrebbe potuto ripulire ogni traccia di sangue lasciato sulle suole.