L’assassino non è Salvatore Parolisi. La carta, giocata dai suoi avvocati difensori, sembra non abbia ottenuto l’effetto sperato. Che cosa è successo? Una ferita sulla coscia destra di Melania Rea, moglie del Parolisi, uccisa lo scorso 18 aprile, sarebbe stata provocata da un particolare indumento a manica lunga con zigrinature. Un indumento, come dimostrerebbero tutte le foto e i video che riprendono quel giorno il capro maggiore, che l’uomo non indossava. Basterebbe questa affermazione per scagionare Parolisi dalle accuse che gli pendono addosso ormai da mesi, quale unico sospettato e imprigionato per la morte della moglie? A quanto pare no: Il perito del pm Adriano Tagliabracci, sentito in una intervista da News Mediaset, trova l’affermazione dei legali della difesa assolutamente inerente. Quella ferita, ha detto, è stata provocata dalla cerniera della giacca di Melania Rea. Ma secondo Nicodemo Gentile e Valter Biscotti, legali di Parolisi, sono segni che qualcun altro ha lasciato sul corpo della donna. Nelle testimonianze video disponibili infatti Parolisi quel giorno indossava una t-shirt a maniche corte, non poteva avere dei polsini o altro che poteva lasciare una tale traccia. I legali si lamentano anche del fatto che il particolare di questa ferita non sia stato preso in esame dalla procura, tracce di sangue sulla gamba di Melania prodotte sembrerebbe dal contatto con un indumento insanguinato su parte di pelle della donna priva a sua volta di sangue proprio. “Gli investigatori citano testualmente ‘una traccia di questo tipo che esibisce anche una ipotetica geometria è presente sulla coscia destra ed è caratterizzata da piccoli segmenti paralleli verosimilmente riconducibili al contatto di qualche indumento insanguinato'” hanno detto i due avvocati. Solo un polsino o un indumento a manica lunga poteva fare ciò, dicono ancora: “le zigrinature dello stesso sono perfettamente rispondenti e compatibili alle tracce lasciate da tale tipo di indumento imbrattato di sangue in una zona pulita”. Salvatore Parolisi è l’unica persona sospettata e accusata dell’omicidio, un omicidio che avrebbe risvolti di tipo passionale.
L’uomo da tempo intratteneva una relazioene extra coniugale con una soldatessa, Ludovica Perrone, del suo reparto. La relazione era stata scoperta da tempo dalla moglie e Parolisi aveva promesso all’amante che avrebbe chiesto il divorzio.