Alle indagini sull’omicidio di Melania Rea, la mamma di 29 anni ritrovata lo scorso 18 aprile in un bosco delle Casermette di Ripe di Civitella, straziata da 37 coltellate, si aggiungono ulteriori elementi. Ieri è stata arrestata una collega del marito, Salvatore Parolisi, caporalmaggiore istruttore delle reclute donne del 235esimo Reggimento di Ascoli Piceno. Si tratta della soldatessa Laura Titta. L’accusa, per lei, è di favoreggiamento nei confronti di Emilio Di Caterino, arrestato nel 2008 a Terni, quando era latitante della Camorra. «Quando ero latitante – aveva raccontato Di Caterino, oggi collaboratore di giustizia -, i vestiti venivano lavati e stirati direttamente da Francesca Maisto (sua amica ndr.) e da Laura Titta. In una sola occasione, nel passaggio da Trentola a Lusciano, mi vennero recapitati dei vestiti puliti lasciati presso il Bar Stadio di casale di mio cugino Massimo Cangiano e ritirati sempre dalla Maisto e dalla Titta». La Titta procurava al latitante anche viveri e auto. La donna è stata descritta come estremamente gelosa e aggressiva, tanto da aver tatuato sulla gamba la scritta “Terrorista” e potrebbe avere avuto un ruolo nell’omicidio. 

Parolisi ha avuto infatti una relazione extraconiugale con un’altra allieva, ma non è escluso che possa aver tradito la moglie anche con la Titta e che quest’ultima, secondo gli inquirenti, possa aver ucciso Melania in un eccesso d’ira e di gelosia. Intanto, è giallo sul cellulare – ritrovato nel campo sportivo di Villa Pigna, frazione di Folignano, alle porte di Ascoli Piceno. Lì un uomo ha raccontato di aver visto, il 7 giugno, Salvatore Parolisi che armeggiava frettolosamente con alcuni oggetti, tra cui, probabilmente, un telefonino.