C’è da chiedersi, dopo avere visto Gli Intoccabili, la trasmissione andata in onda ieri sera su La7, se la Santa Sede non sia davvero finita in mano ad un manipolo di figuri corrotti, dediti a loschi traffici, impegnati più a curarsi dell’andamento dei propri conti correnti che non alla assistenza delle anime. C’è da chiedersi se un singolo episodio, e in questo caso la vicenda dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, attuale nunzio apostolico negli Usa, tratteggiato come un autentico castigamatti quando sedeva ai vertici del Governatorato, possa inficiare l’operato e la natura dell’intera struttura governata da Benedetto XVI, un piccolo regno vasto appena 44 ettari, ma molto, molto più grande, se si tiene conto che rappresenta un simbolico punto di riferimento per più di un miliardo di persone nel mondo. C’è da chiedersi chi, in fondo, abbia avuto interessi a far arrivare in televisione la riservatissima corrispondenza del pontefice e perché la trasmissione abbia poi finito per concentrarsi e accanirsi solo sulla singola storia, dimenticando il resto, passato, presente e futuro, astraendola dal contesto.
Insomma suona tutto un po’ strano. La storia è nota: l’arcivescovo Viganò, diplomatico di grande valore, a seguito di insanabili divergenze (anche caratteriali) con il cardinale Bertone, viene promosso e allontanato da Roma. Ovviamente non viene mica mandato al confino, ma destinato alla prestigiosa sede di Washington. Viganò però cerca in tutti i modi di disinnescare il suo trasferimento, dato che sta portando avanti il risanamento del Governatorato. In meno di un anno riesce a trasformare i bilanci in rosso e portarli in attivo. Così prima scrive a Bertone e poi, ancora, manda una supplica al Papa, implorandolo di lasciarlo ancora al suo posto dato che sta terminando l’operazione di bonifica in alcuni settori dove la corruttela si sarebbe annidata per via degli appalti truccati. Viganò ha fama di duro; caccia alcuni capi ufficio, ne manda in pensione altri, imponendo trasparenza nelle procedure economiche. Ma non c’è niente da fare, il Papa – probabilmente a malincuore – è costretto ad allontanarlo lo stesso.
La Santa Sede non fornisce spiegazioni e forse nemmeno le vuole dare. Un brutto capitolo che nessuno può negare ma al di là degli sbagli che sono stati commessi al di là del Tevere ciò che dalla trasmissione non si capisce affatto è la rappresentazione complessiva della realtà. La fotografia trasmessa non combacia. Dentro al Vaticano scorrazzano bande di criminali? Prendono tutti le mazzette? Possibile che non ci sia nemmeno uno onesto a pagarlo oro? Chi ha dipinto quel posto in un modo tanto unilaterale forse non lo conosce o, peggio ancora, non lo vuole conoscere. Col risultato che il danno di immagine assestato alla credibilità complessiva della Chiesa è enorme e difficilmente sanabile. C’è da chiedersi, in questo momento storico, se qualcuno aveva interesse a farlo.
(Franca Giansoldati)