Alberto Stasi, assolto in secondo grado dall’accusa di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi, è stato condannato per detenzione di materiale video pedopornografico a trenta giorni di reclusione e 1.400 euro di multa, poi convertiti in una pena pecuniaria di 2.540 euro totali e all’interdizione dai pubblici uffici. Il materiale hard fu rinvenuto nel computer portatile di Stasi proprio durante le indagini riguardanti la morte di Chiara Poggi, mentre l’interdizione dai pubblici uffici si riferisce a «qualunque incarico di ogni ordine e grado nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori». Marcello Maresca, pm di Vigevano, aveva chiesto la condanna di Stasi a 2.340 euro di multa, ma la difesa del giovane adesso annuncia ricorso perché, come ha detto il legale di Stasi, Giulio Colli, all’Adn Kronos, «l’ultimo pezzettino rimasto in piedi non ha senso giuridico», e perché «lo spezzone di file era incompleto, non apribile e non utilizzabile». Secondo Colli ci sono inoltre «buone probabilità di vincere il ricorso, anche alla luce del proscioglimento del gup per tutte le altre cose». La difesa di Stasi mostra comunque una generale soddisfazione, anche perché «eravamo partiti con una contestazione di sessanta spezzoni di file, e ora si è sbriciolato tutto. Resta questa ultima piccola macchia che cercheremo di cancellare». Alberto Stasi è in passato uscito da un processo con l’assoluzione: era successo nel primo che lo vedeva imputato con l’accusa di aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi, trovata uccisa nella sua casa il 13 agosto 2007, ed è successo anche nel processo di appello in cui l’accusa aveva chiesto per lui trent’anni di carcere con l’aggravante della crudeltà. Aggravante giustificata dal modo in cui il corpo della ragazza, dopo essere stata uccisa, venne scaraventato giù dalle scale della sua abitazione. Una assoluzione che ha lasciato la morte della giovane di Garlasco senza un colpevole. In passato, subito dopo l’assoluzione di Stasi, la madre di Chiara, Rita Poggi, aveva dichiarato di non voler arrendersi e di avere ancora fiducia nella giustizia. Per Alberto Stasi, ovviamente, gioia, lacrime e un commento: «E’ giusto così».
Nel 2009 lo stesso Stasi era finito davanti al giudice per l’udienza preliminare di Vigevano con la doppia accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. In quell’occasione il ragazzo era stato però prosciolto per la divulgazione di filmati a luci rosse, quindi fu poi rinviato a giudizio solo per il reato di detenzione di video pedopornografici, per il quale è stato ora condannato.