Il 16 marzo 1978 Aldo Moro veniva rapito da elementi delle Brigate Rosse. Il sequestro si sarebbe concluso nel peggiore dei modi, con l’uccisione dell’esponente della Democrazia Cristiana. Una vicenda ancora oscura e che pesa nei ricordi di una stagione di guerra civile che insanguinò l’Italia degli anni 70 come il punto più alto di crisi. Quel giorno di cui oggi si ricorda il 34esimo anniversario, in via Fani a Roma un gruppo armato di terroristi rapì il politico uccidendone la scorta. A ricordare quell’avvenimento è stato oggi tra gli altri il segretario del partito democratico Pierlugi Bersani che ha sottolineato come con “il sequestro e l’uccisione di Moro fu brutalmente e sanguinosamente interrotto un tentativo difficile e coraggioso di far evolvere la democrazia italiana. Per noi democratici l’eredità politica e umana di Aldo Moro è un fondamento imprescindibile: consideriamo il suo valore sempre attuale”. Per Bersani, Moro testimoniò per tutta la vita e nella drammatica vicenda della morte i valori di un cristiano impegnato in politica. Sul luogo del rapimento, in via Fani, invece si è recata il ministro degli interni Cancellieri per ricordare le vittime della strage (Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino). Naturalmente il ministro ha anche ricordato la figura di Aldo Moro, di cui ha detto averci lasciato un messaggio di grande dignità. Giorni terribili, ha aggiunto, che sono passati ma hanno lasciato un segno profondo. Aldo Moro fu anche professore universitario del ministro stesso che ha detto: “Moro è stato un grande uomo e il messaggio che ci lascia è quello di una grande dignità, professionalità e impegno”. Presente in via Fani anche il presidente della Regione Lazio Renata Polverini che ha detto come la vicenda sia indimenticabile nella sua immensa tragedia. Per il governatore del Lazio, “In quell’occasione lo Stato riuscì a reagire perché ci fu l’unità di tutte le forze politiche contro il terrorismo. Questo deve rimanere nella memoria, nei momenti di crisi”. Il rapimento di Aldo Moro si concluse con la sua uccisione.
La lunga trattativa con i terroristi non si concluse: lo Stato scelse la via della fermezza nonostante gli appelli dello stesso Moro. Il corpo dello statista assassinato venne fatto ritrovare all’interno di una automobile parcheggiata in una via di Roma.