Giulio Andreotti è stato ricoverato in codice rosso al Policlinico Gemelli. La ridda di voci sul ricovero di Andreotti si stanno rincorrendo senza posa e se c’è chi citanto “fonti vicine ad Andreotti” parla di lieve maolre, altri giurano che è ricoverato per crisi respiratoria nella sala 1 del Policlinico Gemelli, quella del “codice rosso”, come la fonte la definisce. Addiriuttura per diversi minuti è circolata la voce – assolutamente non confermata – che Giulio Andreotti sia morto. Non sono confermate nemmeno le voci che la crisi respiratoria e il malore che hanno colpito Andreotti lo stiano costringendo a respiurare con l’ossigeno e l’ausilio di un respiratore. IlSussidiario.net ha contattato una fonte qualificata del Policlinico Gemelli che ha assicurato che presto sarà diramato un comunicato ufficiale in merito alla notizia del ricovero per un malore di Andreotti, ma non è trapelato null’altro. un Il senatore a vita, storico esponente di primissimo piano della storia politica italiana, avrebbe infatti avuto una crisi respiratoria dovuta a bronchite. Al momento del malore Andreotti si trovava nella sua abitazione. Le sue condizioni secondo quanto si è venuto a sapere da fonti vicino al politico, non desterebbero comunque preoccupazione anche se le notizie sono contrastanti. Sui social network come Twitter infatti si stanno diffondendo notizie di ogni tipo, che parlano in alcuni casi addirittura di decesso. Tutto da verificare naturalmente in attesa di ulteriori aggiornamenti. L’ex esponente della Democrazia cristiana è stato portato in ospedale con una ambulanza sopraggiunta a casa sua dopo l’allarme dei familiari. Nato nel gennaio del 1919, Giulio Andreotti dal 1948 è sempre stato presente nel Parlamento italiano: nel 1991 è diventato senatore a vita. Per sette volte è stato a capo del governo e ha vissuto da protagonista tuta la vita della repubblica italiana, almeno fino al momento dello scandalo di Tangentopoli che tra gli altri partiti spazzò via anche la sua Democrazia cristiana. Nel 1954 diventa per la prima volta ministro, con l’incarico agli interni, diventando in seguito ministro delle finanze. I suoi primi problemi risalgono già a quei tempi: nel 1958 infatti viene coinvolto (per “mancata vigilanza”) nel caso Giuffrè verrà però scagionato dalla camera. Una commissione di inchiesta parlamentare però nel 1961 lo “censura” per una faccenda di irregolarità relative all’aeroporto di Fiumicino. E’ proprio alla fine degli anni cinquanta che nasce all’interno della DC la cosiddetta corrente andreottiana, contraria a quella dell’allora segretario nazionale Amintore Fanfani. E’ nel 1972 che diventa per la prima volta Presidente del consiglio: si tratta del primo di due esecutivi di centro destra che dureranno poco, fino all’anno successivo. E’ di nuovo capo del governo in un momento delicatissimo della vita politica italiana, nel 1976 quando guida un monocolore che si appoggia sull’astensione dell’arco costituzionale, un governo che cade nel gennaio del 1978.
Pochi mesi dopo scoppia la terribile vicenda del sequestro del collega di partito Aldo Moro da parte delle brigate rosse, vicenda che lo colpirà in modo personale sia per la stretta amicizia che lo legava allo stesso Moro che secondo alcune lettere da lui rilasciate e scoperte dopo la sua uccisione lo accuserebbero di non averlo aiutato.