La palestra dell’istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi verrà intitolata a Melissa Bassi, la studentessa rimasta uccisa nell’attentato messo a punto da Giovanni Vantaggiato il 19 maggio scorso. La cerimonia si svolgerà invece il prossimo 19 giugno in tarda mattinata, esattamente un mese dopo la tragedia che ha sconvolto la città pugliese e l’Italia intera. Il killer resta invece in isolamento presso il carcere di Lecce, dopo che Ines Casciaro, gip del tribunale di Lecce, ha convalidato il fermo dell’imprenditore 68enne reo confesso dell’attentato. Su di lui l’accusa di strage in concorso con finalità di terrorismo. Proprio sull’aggravante terroristica sono adesso puntate le obiezioni del legale di Vantaggiato, Franco Orlando, il quale ha recentemente presentato ricorso al tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare: “Allo stato ho preso visione in modo parziale dell’atto emesso dal giudice. Mi riservo un più approfondito esame nelle prossime ore per valutare il ricorso. Uno dei punti fondamentali e che non mi convince è il fatto che sia stata confermata l’aggravante della finalità di terrorismo”, ha detto Orlando, presente anch’egli all’interrogatorio di garanzia di Vantaggiato, avvenuto davanti al gip di Lecce, Ines Casciaro, e ai pm inquirenti, Guglielmo Cataldi e Milto De Nozza. L’interrogatorio è durato circa tre ore e mezza e sembra che rispetto alla precedente confessione Vantaggiato abbia aggiunto solamente pochi dettagli. “L’interrogatorio e stato un po’ meno insoddisfacente nel suo complesso, anche sul movente quindi”, ha detto il procuratore della Dda di Lecce Cataldo Motta. L’avvocato di Vantaggiato ha fatto sapere che il suo assistito “ha confermato quello che già aveva detto durante la sua confessione. Ha ribadito di aver fatto da solo, di aver confezionato l’ordigno da solo”. “Sul movente – ha detto ancora – ha spiegato che si era sentito esasperato dalla situazione di criticità della sua azienda. Non lavorava più come prima ed aveva molte situazioni creditorie che non riusciva a chiudere”. E ancora: “La scuola non c’entra nulla, lo ha ribadito, ha detto di averla scelta solo perché gli è sembrato un posto dove c’erano pochi controlli e vicino all’autostrada per tornare facilmente a Copertino.
Non ha pensato che così poteva colpire delle ragazze, non ha avuto la percezione della gravità di quello che stava facendo e non pensava che il potenziale esplosivo fosse tale da causare quella tragedia”.