Alcune intercettazioni relative all’Ilva di Taranto sono finite in pasto alla stampa. “Vendiamo fumo”, diciamo che “tutto va bene”. Così avrebbe consigliato il padre, Fabio Riva, patron del colosso siderurgico, al figlio Emilio jr. spiegandogli, a suo avviso, quale sarebbe stato il modo migliore per redigere il comunicato in seguito all’incontro avvenuto con il governatore della regione Puglia, Nichi Vendola, nel 2010. Le intercettazioni, finora inedite, sono contenute nell’informativa della Guardia di Finanza che ha dato vita al fascicolo per corruzione in atti giudiziari contro Girolamo Archinà, il responsabile delle pubbliche relazioni dell’Ilva, che ha appena ricevuto il ben servito dal presidente Bruno Ferrante. Ferrante, infatti, lo ha licenziato pochi giorni fa.
Secondo quanto riportato oggi dal Corriere della Sera, l’indagine delle Fiamme gialle ha preso le mosse dall’incontro fra Archinà e Lorenzo Liberti, il consulente tecnico dei magistrati che secondo la Procura avrebbe ricevuto da Archinà diecimila euro per favorire il gruppo siderurgico nelle relazioni da consegnare ai pubblici ministeri, e finisce per disegnare uno scenario di accordi sottobanco e tentati condizionamenti, celati da versioni ufficiali ricostruire ad arte per la stampa. L’episodio che vede coinvolti Archinà e Liberti, spiega l’articolo, è finito nelle indagini che hanno portato al sequestro dello stabilimento e ai domiciliari per otto persone (fra le quali Emilio Riva, proprietario dell’Ilva, e suo figlio Nicola) perché il giudice Patrizia Todisco lo ha citato riferendosi alla capacità di inquinamento delle prove della famiglia Riva.
Il 15 luglio 2010, secondo quanto dedotto dagli stralci di conversazioni telefoniche, Archinà e Fabio Riva avrebbero incontrato Vendola per discutere dell’Ilva. E dopo l’incontro Fabio Riva, parlando con il figlio Emilio jr., gli avrebbe raccontato dell’esito positivo dell’incontro. Emilio, secondo quanto annotato dalle Fiamme Gialle, avrebbe suggerito di “fare un comunicato fuorviante”: “si vende fumo, non so come dire! Sì, l’Ilva collabora con la regione, tutto bene…”.
Parlando di Liberti in una telefonata dal 31 marzo 2010 con Fabio Riva, invece, Archinà avrebbe detto: “ritengo che sia in linea con quelle che sono le nostre esigenze”. Sempre parlando di Liberti, che sarebbe stato in attesa dall’Arpa (Agenzia regionale protezione e ambiente) di alcuni dati sui rilevamenti della diossina, il patron Riva avrebbe detto: “e diamoglieli noi, dai!”. E Archinà: “In modo che io potrei lavorargli… a dire… sulla quantità piuttosto che sul profilo”. “Darglieli in anteprima”, traducono i finanzieri, secondo quanto riportato dal Corriere, “significa che così Archinà potrà iniziare a lavorare sul Liberti affinché attesti che comunque le emissioni di diossina prodotte dal siderurgico siano in quantitativi notevolmente inferiori a quelli accertati all’esterno”.