Mai, come in occasione di questo Conclave, si è compreso come gli stessi cardinali si pongano, gli uni rispetto agli altri, le domande che si pongono i semplici cristiani: sarà un italiano? Un curiale? Un teologo? In continuità o in rottura con il predecessore? Di transizione? Oggi, su numerosi media, tra i quali l’Ansa, è comparsa una classifica dei 20 porporati che, per un verso o per l’altro, meglio rispettano tali caratteristiche. Ci sono, tanto per cominciare, il cardinal Angelo Bagnasco, capo della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, e Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano e predecessore di Bagnasco alla guida della diocesi ligure. Il cardinal Donald William ha dalla sua l’essere americano. I cardinali Usa sono, in questa fase, sotto gli occhi dei riflettori; non tanto e non solo per gli scandali legati agli abusi sessuali di alcuni vescovi, quanto per le posizioni intransigenti dell’episcopato americano rispetto ai valori non negoziabili traditi da Obama. Il cardinale Gianfranco Ravasi, capo del pontificio Consiglio per la Cultura, ha dalla sua l’approfondita conoscenza biblista, mentre il cardinal Angelo Scola, oltre a essere a capo della più grande diocesi del mondo, è tra i pochi teologi il cui spessore sia paragonabile a quello di Ratzinger, con cui collabora da sempre e con il quale il rapporto si è, negli ultimi anni, particolarmente intensificato. Si fa il nome, tra gli altri, di Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, cardinale honduregno, e di Leonardo Sandri, argentino di origini italiane. Altri nomi papabili sono il nigeriano John Onaiyekan Olorunfemi, il canadese Marc Ouellet, e lo statunitense Sean Patrick O’malley, carismatico e barbuto frate francescano.



C’è poi il cardinal Mauro Piacenza, potentissimo Prefetto della Congregazione per il Clero e Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna ritenuto un ratzingeriano di ferro. Giuseppe Betori, il vice di Bagnasco alla Cei, è nella lista. Come anche l’americano Raymond Leo Burke e il messicano Francisco Robles Ortega. Gli statunitensi stanno effettivamente monopolizzando il Conclave, dato che anche Michael Dolan fa parte dei candidati al soglio pontificio. Ne fanno parte anche il filippino Luis Antonio Tagle, e lo svizzero Kurt Koch. Segnaliamo a parte Peter Kodwo Appiah Turkson (Ghana), Pedro Scherer Odilo (Brasile) Peter Erdo (Ungheria). Per molti, sarebbe meglio che il prossimo Pontefice non rientri tra costoro. Sarebbe l’ultimo. Secondo la profezia del pseudomalachia, infatti, l’ultimo Papa prima della fine del mondo si chiamerà Pietro (e, a onore del vero, questo è anche il secondo nome di Tarcisio Bertone).

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