In un articolo su Repubblica, il giornalista e scrittore Corrado Augias, notoriamente ateo e spesso e volentieri schierato contro la Chiesa, interviene sul caso del presepe vietato in una scuola di Bergamo in nome del rispetto di chi non è cristiano. Augias si dice contrario a questo tipo di divieti, anche se lui è ateo e considera la nascita di Gesù “una pia leggenda”. Dice che il preside in questione, vietando il presepe, ha sbagliato almeno due se non tre volte. La prima volta perché la rappresentazione di “un evento di capitale importanza nella storia non può offendere nessuno che abbia un po’ di sale in zucca; la seconda perché quella rappresentazione porta un messaggio di pace e fratellanza; la terza perché il presepio appartiene ad una radicata tradizione di questo Paese che, ripeto, coinvolge anche chi come me a quella religione non appartiene”. Dunque, scrive Augias, chi arriva da altre nazioni ha il diritto di tenere vive le sue usanze basta che non siano in contrasto con le nostre leggi, ma è tenuto a rispettare gli usi del paese in cui è venuto a vivere.