La tradizione ebraica della Festa dello Yom Kippur è assai vasta e molto complessa per i tanti richiamo nella Bibbia, la Torah e le pratiche storiche e tradizionali del popolo d’Israele. Come spieghiamo qui sotto, la tradizione vuole che l’intero popolo ebraico si fermi per la santificazione di un giorno che significa riconciliazione ed espiazione per tutti i peccati, rinnovando i voti di promessa per l’intero anno fino al prossimo Yom Kippur. Ma la tradizione biblica cosa racconta di questa festa centrale per il popolo di Israele? I testi sacri si rifanno ad un episodio molto conosciuto anche dai Cristiani, essendo presente nel Vecchio Testamento: nel giorno dello Yom Kippur, Mosè dal’ sul Sinai per ottenere le nuove Tavole della Legge, dopo la precedente rottura delle due precedenti provocata dalla vista del Vitello d’Oro costruito dal popolo in assenza di Mosè. In quel preciso giorno invece, mentre l’inviato del Signore salì sul monte, il popolo era in pentimento e preghiera nel deserto. Passati i canonici 40 giorni, Dio accolse il pentimento della sua gente consentendo Mosè di donare loro le nuove Tavole della Legge.
Continuano i festeggiamenti anche oggi, mercoledì 12 ottobre 2016, per lo Yom Kippur, la festa ebraica in onore del giorno dell’espiazione. Si tratta dell’ultimo giorno dei Dieci Giorni del Pentimento, ovvero il cammino reverenziale che comporta la penitenza dei peccatori e la riunione con tutte le persone a cui si è fatto, in qualche modo, del male. Dura di solito 24 ore, ma può arrivare fino a 26. Lo Yom Kippur è infatti legato al crepuscolo e si prolunga fino al tramonto del giorno successivo. Oggi siamo già entrati nella seconda fase, in cui si deve continuare ad osservare il digiuno assoluto. Vale a dire che non si può bere. Entrano quindi in vigore tutte le prescrizioni sul lavoro e le altre attività presenti per il Sabato. La religione ebraica considera lo Yom Kippur il giorno più solenne, ma questo non vuol dire imposizione. Le persone affette da qualche malattia possono infatti ricevere un’esenzione dal rabbino, preposto a valutare le loro reali condizioni fisiche. Durante il primo giorno, i fedeli si radunano per intonare il Kol Nidre, la preghiera che simboleggia l’annullamento di tutte le promesse pronunciate durante l’anno. Si inizia quindi un nuovo ciclo, alla fine dei dieci giorni che iniziano con il capodanno. Il giorno dello Yom Kippur non deve essere svolta inoltre alcuna attività. Il pentimento è l’unico obbiettivo su cui concentrarsi, un particolare che vale anche durante il resto dell’anno, ma che in questo giorno così particolare viene sentito maggiormente. Il rito affonda le sue origini a prima del 70 a.C., periodo in cui termina una delle cerimonie più solenni: l’offerta del capro espiatorio. Si rifà ad una storia racontata nel Tamud e nella Mishnah, dove i fedeli inviano il capro lungo il deserto, fino a raggiungere Azazel. Quest’ultimo non ha alcun riscontro negli altri scritti della Bibbia Ebraica ed è citato solo in occasione della festa.