Lo scrive oggi La Repubblica, ne avevamo già parlato nei giorni scorsi ma ora le “voci” si infittiscono e inizino a delineare una ipotesi suggerita agli inquirenti: gli omicidi con avvelenamento da tallio messi in atto dalla mente criminale di Matteo Del Zotto potrebbero esser stati “suggeriti” da alcuni casi di cronaca passati, in particolare nel Friuli. Due sostanzialmente i “riferimenti” cui potrebbe aver preso spunto il giovane killer di Nova Milanese, che con la famiglia era solito frequentare proprio l’area di Udine e dintorni. «In Friuli, negli anni passati si sono verificati due gialli, due omicidi irrisolti – uno nel 1999 e uno nel 2000 – sempre commessi con il tallio. Il giovane Del Zotto a quell’epoca aveva dieci anni e potrebbe esserne rimasto suggestionato», scrive Repubblica. Si tratta di un turista austriaco di 75 anni che nel 2000 rimase ucciso dopo aver bevuto una birra avvelenata con del tallio mentre era in vacanza a Lignano; l’altro caso invece riguarda un architetto americano morto un anno prima dopo aver bevuto un’altra birra avvelenata da tallio nella casa della suocera a Camino al Tagliamento. In entrambi i casi non ci fu mai una soluzione scoperta, aumentando forse ancora di più la possibile “suggestione” in Mattia nel riuscire a rimanere non scoperto dopo gli omicidi con quel tipo di avvelenamento. (agg. di Niccolò Magnani)



IN CELLA HA CHIESTO LIBRI SULL’EBRAISMO

Continua il mistero sull’assurdo e inquietante “caso del Tallio” scoppiato in Brianza e ieri giunto alla svolta con l’arresto di Mattia Del Zotto: come segnala l’Ansa, il giovane killer ha chiesto agli operatori del carcere di Monza di portargli in cella alcuni libri della religione ebraica, dando così possibile conferma di quanto emerso già ieri dopo le prime indagini sulle paranoie e presunte “sbandate” verso alcune sette religiose tra il cristianesimo e l’ebraismo. «Non sono più cattolico», aveva detto tempo fa alla madre, che però ieri ha avanzato l’ipotesi che il figlio killer avesse iniziato a frequentare su internet un gruppo denominato Movimento Concilio Vaticano (MoCoVa). Pare invece l’ebraismo in qualche frangia particolare ad aver colpito il ragazzo, finora completamente imperturbabile e senza paura per le conseguenze del suo gesto pluriomicida. È osservato 24 ore su 24, senza tv e in cella da solo fino a questo momento nel carcere di Monza: sempre secondo l’Ansa, il killer dei nonni (e accusato di aver tentato altre morti sempre con avvelenamento da tallio) avrebbe già avuto un colloquio con uno psichiatra interno alla struttura carceraria. (agg. di Niccolò Magnani)



“NON SAPRETE MAI PERCHÈ LI HO UCCISI”

Non ha intenzione di parlare Mattia Del Zotto, il 27enne in arresto da ieri con l’accusa di aver ucciso, avvelenandoli col tallio, Patrizia Del Zotto, 62 anni, e i suoi genitori, Giovanni Battista Del Zotto, 94 anni, e la moglie Gioia Maria Pittana, 91, rispettivamente zia e nonni paterni del killer. Ma Mattia aveva intenzione di fare molto di più, eliminando l’intera famiglia e per questo dovrà rispondere anche del reato di tentato omicidio nei confronti di altri cinque parenti, anche loro finiti negli ultimi mesi in ospedale. Il giovane, anche dopo l’arresto che ha decretato la svolta nel giallo della Brianza lungo ormai due mesi, ha chiarito in modo esplicito la sua intenzione: dopo aver ammesso di essere stato lui l’autore di quei delitti inquietanti ha poi aggiunto, “Non saprete mai perché l’ho fatto. Non voglio collaborare con la vostra istituzione o con altre istituzioni di questo Stato”. Ed al maresciallo che lo spronava a rivelare dove avesse nascosto il veleno, ha replicato senza mezzi termini: “Mi dispiace, rimarrà con questo dubbio tutta la vita”. La sua, di vita, si è fermata due anni fa, a 25 anni. Dopo gli studi di ragioneria e qualche lavoretto prima in un call center e poi come manovale e magazziniere, Mattia ha continuato a coltivare la sua passione per la palestra, senza mai destare sospetti. Come riporta Corriere.it, chi lo conosceva si limitava a descriverlo come un ragazzo muscoloso ma mai violento. Poi il giovane perde il lavoro in un supermercato di Paderno Dugnano e qualcosa in lui cambia. “Da quel momento abbiamo avuto un rapporto difficoltoso con nostro figlio. È diventato introverso e ha intrapreso un percorso di chiusura relazionale con tutti”, ha spiegato la madre ai Carabinieri.



MATTIA DEL ZOTTO, LE SUE OSSESSIONI E LE PARANOIE

Per i genitori di Mattia Del Zotto, quello che stanno vivendo in queste ore è un vero e proprio dramma. Nelle sue parole fredde contenute nel verbale emerge l’assenza di pentimento per quanto commesso. “Non ho bisogno di un’altra persona per difendermi, potete scegliere l’avvocato che più vi aggrada. Sono stato io”, aveva ammesso agli inquirenti, spiegando però che non avrebbe aggiunto una sola parola in più. Ora, la madre ed il padre con i quali i rapporti erano divenuti conflittuali e quasi ormai inesistenti, non possono far altro che ripercorrere gli ultimi due anni del giovane. Troppo tardi, forse, per accorgersi dell’enorme buio nel quale il ragazzo era sprofondato. “Abbiamo provato a proporgli l’aiuto di uno psicologo, ma lui stava bene così”, ha dichiarato la madre. I Del Zotto si sarebbero rivolti anche ad un cromoterapeuta ma anche in quel caso non vi fu alcun cambiamento positivo, semmai un peggioramento. Mattia iniziò a rintanarsi in camera e ad uscire solo per mangiare. “Era sempre al computer, diceva che stava cercando lavoro o che aveva delle collaborazioni via Internet”. La realtà, però, era un’altra. Il 27enne iniziò così ad essere travolto da manie di persecuzione e fobie e da tutta una serie di stranezze che forse, solo oggi se ne comprende la gravità. Emerge poi, sempre più forte il dubbio che il ragazzo si stato coinvolto in una setta. Lo pensano gli inquirenti e lo crede fermamente anche la madre: “Ci ha detto di non essere più cattolico e che sta seguendo una religione di cui non ci ha dettagliato”. E’ stato poi lo stesso a confermare ai carabinieri di essersi avvicinato da tre anni alla religione ebraica.