A distanza di oltre 30 anni, la Francia rivive uno dei casi più inquietanti della storia criminale nazionale, ovvero l’omicidio del piccolo Grégory Villemin. Sono trascorsi quasi 33 anni dalla sua scomparsa, ma ora il caso sembra riaprirsi riempiendo le pagine di cronaca francese. Era il 16 ottobre del 1984 quando il piccolo Grégory, che all’epoca aveva appena 4 anni, fece misteriosamente perdere le tracce mentre giocava nel giardino della sua casa a Lépanges. A dare l’allarme fu la madre Christine che, accortasi della sua assenza, allertò prontamente la polizia. Il corpo senza vita del piccolo fu rinvenuto poche ore dopo a sette chilometri di distanza, con piedi e mani legate, bloccato da una chiusa nel fiume Vologne. Erano passati solo pochi minuti dalla scomparsa di Grégory, quando lo zio ricevette una telefonata anonima rivelando di aver gettato il piccolo nel fiume. “Il corvo”, come fu ribattezzato, si fece vivo il giorno seguente, questa volta con una lettera inviata al padre della vittima: “Spero che tu muoia di dolore, capo. Non sono i tuoi soldi che potranno ridarti tuo figlio. Ecco la mia vendetta, povero scemo”.



Dopo aver ripercorso le tappe salienti del terribile omicidio, Corriere.it rivela quali sono le novità che stanno scuotendo l’intera Francia nelle ultime ore. A distanza di 30 anni, resta un giallo il movente e il responsabile dietro un delitto così atroce. Per l’omicidio di Grégory, qualche settimana dopo il suo inquietante ritrovamento fu accusato ed arrestato il cugino del padre, Bernard Laroche, poi scarcerato nel febbraio dell’85. L’uomo fu ucciso dal padre del bambino un mese più tardi, proprio come aveva promesso di fare ai giornalisti. Anche la madre Christine, negli anni, è stata accusata ed arrestata per l’omicidio del figlio, salvo poi essere riabilitata. Tanti i colpi di scena intervenuti nel corso del tempo e che hanno sottolineato sempre quanto la giustizia francese abbia fallito in questo caso ed il peso negativo avuto dai media, i quali arrivarono addirittura a pubblicare le foto del cadavere del bambino. Negli ultimi giorni, tuttavia, l’inchiesta si è riaperta a sorpresa portando ad una ulteriore svolta clamorosa.



Negli ultimi tempi, si è fatta sempre più strada la tesi della gelosia all’interno della famiglia di Grégory, e che ha portato nei giorni scorsi a due arresti: Marcel e Jacqueline Jacob, lo zio e la zia del padre di Grégory. Secondo gli inquirenti, il bambino sarebbe stato vittima di un complotto di famiglia. Oggi, secondo le ultime notizie di Libération, proprio la prozia 85enne è stata incriminata per il rapimento e per la morte del nipotino. Scortata dagli agenti di polizia ha lasciato poco fa il palazzo di giustizia mentre il marito 71enne, accusato di sequestro del bambino, sarebbe ancora davanti ai giudici. Entrambi erano stati arrestati lo scorso mercoledì. Secondo quanto emerso da alcune fonti, gli investigatori avrebbero trovato alcune note scritte da Marcel Jacob nelle quali l’uomo sostiene di non essere lui l’assassino del piccolo. Il procuratore generale Jean-Jacques Bosc, nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi, aveva definito la prozia il “corvo” del caso. A portare alla svolta nel caso sarebbero state le recenti tecnologie investigative, tra cui il software Anacrim capace di rintracciare possibili discrepanze tra le migliaia di pagine dei verbali complessi, come nel caso di Grégory, cold case forse giunto finalmente alla soluzione.

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