Il Comune di Riccione ha detto no e ora la bufera è servita: una coppia gay di due donne, Serena Galassi e Giada Buldrini, si sono viste respingere la richiesta di riconoscimento dello status di mamme per entrambe nell’ufficio anagrafe del Comune romagnolo e ora fanno ricorso in Tribunale facendo assurgere il caso alle cronache nazionali. I due gemelli (oggi di 5 anni) sono ufficialmente riconosciuti solo come figli di una delle due mamme, ovviamente quella biologia, mentre la compagna al momento resta esclusa dall’ufficializzatone del nucleo familiare. Il caso controverso per le ben note e ricorrenti “polemiche” tra pro-contro il riconoscimento dei figli per le coppie omosessuali da Riccione è giunto subito ha visto la reazione della sindaco Renata Tosi (centrodestra) la quale sostiene di aver solamente applicato la legge che ad oggi non prevede due madri per dei figli minori. «La legge non lo consente, ci devono essere un padre e una madre e non due madri», ha scritto l’Ufficio Anagrafe in merito alla richiesta pressante delle due donne.
IL RICORSO DELLA COPPIA GAY
Serena e Giada hanno scelto nel 2012 di recarsi in Spagna per praticare la fecondazione eterologa con il seme di un donatore che ha permesso – tramite la donazione degli ovuli di Giada – l’impianto nell’utero della compagna Serena che ha poi portato a termine la gravidanza divenendo la mamma biologica per eccellenza. Ora però richiedono, dopo gli ultimi passi legislativi delle unioni civili nella Legge Cirinnà, il riconoscimento di entrambe come mamme dei loro due gemelli: «La Costituzione non vieta alle coppie gay di avere figli, il non ottenere il riconoscimento dell’altra madre andrebbe a discapito totale dell’interesse dei minori che è superiore a tutto. Così si rischia di privare due bambini della loro identità, del loro patrimonio genetico e anche di escluderli dall’asse di successione della loro madre biologica. Se la Corte di Cassazione ammette la trascrizione di nascite avvenute all’estero e anche l’adozione del figlio del partner, perchè dovrebbe negare il riconoscimento da parte della madre genetica dei suoi figli?», fa sapere l’avvocato delle due donne su Il Resto del Carlino. La stessa Serena spiega poi ai colleghi come abbiano voluto attendere fino ad oggi prima di fare richiesta perchè volevano che anche i bambini fossero pronti e capissero la realtà: «Quando sono nati non c’erano le unioni civili o la step child adoption. La nostra battaglia non si ferma qui, è giusto che Giada sia riconosciuta dalla legge come madre».