Sono due i frammenti che mi colpiscono di questa foto divenuta nel giro di poche ore virale su Facebook: la carezza del fratellino, innocente, semplice, leggera, davanti alla sorella di 4 anni che sta morendo di tumore dopo una storia travagliatissima (raccontata da papà Matt Sooter al Daily Mail). E il braccio della bimba, più nascosto, che non balza all’occhio subito ma che dice tutto di quel legame fraterno di cui solo Addy (Adalyn Joy) e Jackson possono sapere e di cui soltanto quei due bimbi potranno ricordare per il resto della loro esistenza, sia in Terra che in Cielo. Addy infatti è morta il giorno dopo di quella foto scattata e condivisa sui social, tra le lacrime dei genitori e lo sconvolgimento del fratellino di 6 anni così legato alla sorella come si può intuire dall’immagine. Un abbraccio e una carezza, gesti semplici e “iper-mediatici” in questo tempo del buonismo sentimentale che vengono però “rivoluzionati” da questi due fratelli che in maniera seria e maledettamente semplice stanno di fronte al dolore della morte. Il tumore è stato troppo forte, eppure quel legame osservato in foto può già suggerire l’unico “antidoto”: il dono dell’amore, della vicinanza anche sul letto di morte, e la ricerca di uno sguardo, una carezza che possa salvare tutto il male vissuto dalla piccolina nei tanti mesi di sofferenza. Jannacci la chiamava “carezza del Nazareno”: ne aveva bisogno lui, ne aveva bisogno Addy e ora ne avrà bisogno il piccolo Jackson. E noi con lui.
“PREGATE PER NOI”
Il papà di Addy ha scritto nel post affianco alla foto tutto il suo dolore e il suo dubbio sul “perché” succedono drammi del genere: «Un bambino non dovrebbe dire addio alla sua compagna di giochi, alla sua migliore amica, alla sua sorellina. Non è così che dovrebbe andare, ma questo è il mondo in cui viviamo». Alla piccola nel 2016 le era stato diagnosticato il Diffuse-Intrinsic-Pontene-Glioma (DIPG), una forma di tumore al cervello molto aggressivo cresciuto mese dopo mese fino ad ucciderla negli scorsi giorni. «Pregate per Jackson e pregate per noi che abbiamo le parole giuste e che possiamo prendere le disposizioni necessarie per tempo», spiega il padre al Daily Mail. Quella foto però rappresenta come un ultimo fiore splendente in mezzo al “campo bruciato” che sono stati gli ultimi anni di sofferenza: un abbraccio inatteso per la coscienza di un bambino di 6 anni di fronte ad un dramma più grande di lui (ma vale lo stesso anche per noi) che gli ha fatto scattare quel moto di affetto, quasi come se capisse che non avrebbe potuto farlo tante altre volte ancora. Ci appendiamo a quei due frammenti, del bimbo e della bimba, con quest’ultima che quasi appunto ci “consiglia” la risposta al dramma dei drammi: perché il male nella nostra vita? Perché un dolore così per una piccola innocente? Addy ci aiuta, forse, a guardare la circostanza da un’altra angolatura: non sappiamo come e non sappiamo perché ma sappiamo che solo un abbraccio, teso e stretto, può sostenerci nel farci capire che non tutto finisce in quel letto d’ospedale. C’è un “oltre” che quell’amore in foto sembra quasi anticiparci, con tutta la crudezza e il mistero che solo un’esistenza pienamente umana come quella di Addy può “svegliare” dal torpore della nostra indifferenza.