Se ne è andato questa notte una delle leggende del calcio internazionale: Eusebio, soprannominato la “pantera nera”, aveva 71 anni ed è deceduto a causa di una crisi cardiaca. Il fuoriclasse portoghese era nato in Mozambico e naturalizzato in seguito portoghese. Con la nazionale era riuscito ad arrivare in semifinale nella coppa del mondo del 1966, un’annata magica per Eusebio: basti ricordare la partita contro la Corea del Nord vinta per 5-3 grazie a un poker che portava la sua firma, e alla sfortunata partita contro l’Inghilterra, che poi avrebbe vinto il titolo, persa 2-1 in cui andarono a segno Bobby Charlton (doppietta) e Eusebio su rigore. La pantera nera ha avuto un gran successo anche a livello di club: nella stagione 1962-63 aveva portato il suo Benfica in finale di Coppa dei Campioni contro il Milan allenato da Nereo Rocco. I rossoneri riuscivano a imporsi alla fine dei 90 minuti di gioco per 2-1, doppietta di Altafini e rete del solito Eusebio. Sui titoli di coda della storia di una delle più grandi stelle del calcio, avrà inizio la ventesima edizione del mondiale che si giocherà in Brasile nei mesi di giugno e luglio.



Lutto nel mondo del calcio. E’ morto nella notte, intorno alle 3:30, Eusebio. Se l’è portato via un’insufficienza cardiaca: scompare uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, degno di stare nella Top Ten di sempre, senza paura di accostarlo a Pelé, Maradona, Cruyff. Anzi: per un periodo, poichè sono stati contemporanei (O Rey è nato due anni prima), la Pantera è stato insignito del titolo del migliore dell’epoca. Non in pochi sostenevano che fosse più completo del brasiliano, anche se poi è stato Pelé ad essere rimasto più a lungo nella mente degli appassionati. Forse per quei tre Mondiali vinti: Eusebio non aveva a sua disposizione una nazionale troppo competitiva, eppure trascinò il piccolo Portogallo fino alle semifinali del 1966. Nell’immaginario collettivo sono rimaste due immagini: il poker con cui rimontò la Corea del Nord, da 0-3 nel primo tempo a 5-3, e le lacrime per la sconfitta contro l’Inghilterra. Ma è stato soprattutto con il Benfica che fu grande: 15 stagioni nel club con più di 400 gol, una doppietta nella finale di Coppa dei Campioni strappata al Real Madrid, la seconda consecutiva per le Aquile. Era arrivato da Lourenço Marques, Mozambico, ex colonia lusitana: fece grande i biancorossi di Lisbona, al punto che se andate all’Estadio Da Luz la prima cosa che notate arrivando in lontananza è la sua statua, a celebrare una carriera straordinaria. Sapeva segnare in tutti i modi: era potente e tecnico, faceva impazzire i difensori. La sua storia si lega a filo doppio a quella del suo storico allenatore portoghese Bela Guttmann: dopo la vittoria di Amsterdam contro Del Sol, Di Stefano e Puskas, il manager abbandonò il Benfica accusandolo di non avergli riconosciuto un premio per la vittoria europea, lanciando una maledizione sul club: mai più vincerete una Coppa dei Campioni. Eusebio aveva all’epoca 20 anni: sembrava una boutade, perchè il grande attaccante era in rampa di lancio e il Benfica pronto a dominare il mondo. Non andò così: le successive finali giocate dai lusitani furono tutte perse. Anche quella del , contro il Milan: per l’occasione il grande Eusebio andò a pregare sulla tomba di Guttmann, cercando di spezzare il sortilegio, ma un gol di Frank Rijkaard pose fine ai sogni portoghesi di rialzare la coppa delle grandi orecchie. Due volte Scarpa d’Oro, a Eusebio è mancato solo il Mondiale: ci proverà, a questo punto cercando di onorare la sua memoria, quel Cristiano Ronaldo che forse, e finalmente, è il primo grande attaccante che la nazionale lusitana ha a disposizione dai tempi della Pantera.



(Claudio Franceschini)

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