Il Papa andrà in visita sui luoghi del terremoto. Una scelta forte, che testimonia tutta la vicinanza del Pontefice e della Chiesa nei confronti delle popolazioni duramente colpite dai due terremoti dello scorso maggio. Popolazione che in un numero elevato, circa 15mila persone, vive tutt’oggi da sfollati in tendopoli e centri d’accoglienza preparati per l’occasione. Per non parlare della grave situazione economica con decine di aziende che sono state costrette a chiudere o a sospendere temporaneamente l’attività per i danni e le vittime subite. Una visita che, si spera, metterà anche a tacere quanti criticarono la visita pontifica a Milano proprio nei giorni del terremoto, quando in diversi dissero che Benedetto avrebbe fatto meglio a recarsi dai terremotati. Ed ecco che il Papa va da loro. Lo farà il prossimo martedì 26 giugno quando si recherà dapprima a San Marino di Carpi per poi andare nella zona rossa di Rovereto di Novi, alcuni dei centri più colpiti dal sisma. E’ qui a Rovereto tra l’altro che il parroco locale è morto mentre cercava di portare fuori dalla sua chiesa una statua della Madonna. Il Papa sicuramente ricorderà questo sacerdote che ha dato la vita per il suo amore alal sua chiesa locale. La visita durerà in tutto tre ore: dalle 9 di mattina quando giugnerà in elicottero a Carpi fino a mezzogiorno. Ad accoglierlo ci saranno il prefetto Franco Gabrielli, capo della protezione civile, il presidente della Regione Vasco Errani e i sindaci e i parroci delle principali località colpite. Intanto la protezione civile ha comunicato il numero esatto degli sfollati. Sono 14.071 le persone assistite perché non possono fare ritorno nelle loro abitazioni. La stragrande maggioranza si trova in Emilia-Romagna, in tutto 13.525 persone. In Lombardia sono 531 le persone assistite nei quattro campi della provincia di Mantova mentre in provincia di Rovigo 15 persone sono ospitate in albergo. Tutte persone di cui non è dato sapere al momento quando potranno tornare nelle loro abitazioni.
Le scosse di terremoto, anche se molto meno forti, continuano senza sosta e molte persone hanno paura a tornare a casa preferendo passare le notti nei campi di accoglienza o anche nelle loro macchine. Molte abitazioni invece hanno subito danni e sono in corso di valutazione le condizioni degli edifici per capire se necessitano di interventi e che tipo di intervento.