La terra continua a tremare in Emilia-Romagna e nuovi eventi si registrano nella provincia di Modena. Da un mese a questa parte le scosse registrate dall’Ingv, l’Istituo nazionale di geofisica e vulcanologia, sono di magnitudo piuttosto bassa ma si continuano anche a verificare eventi sismici più rilevanti, come quello registrato nella serata di ieri, alle ore 22 e 18 in provincia di Modena. E’ stata raggiunta una magnitudo di 3.1 gradi della scala Richter con epicentro alle coordinate  44.895°N, 11.27°E e a una profondità di 5,7 chilometri, abbastanza per continuare a mantenere viva la paura e la preoccupazione tra le popolazioni della zona e impedire il ritorno nelle abitazioni delle migliaia di sfollati che ormai da settimane vivono nei campi tenda o nelle strutture messe a disposizione dalla protezione civile. Il comune interessato dalla scossa nel raggio di dieci chilometri dall’epicentro è solamente quello di Finale Emilia, mentre quelli in un arco di venti chilometri sono BORGOFRANCO SUL PO (MN), CARBONARA DI PO (MN), FELONICA (MN), MAGNACAVALLO (MN), POGGIO RUSCO (MN), SERMIDE (MN), VILLA POMA (MN), BERGANTINO (RO), CALTO (RO), CASTELMASSA (RO), CASTELNOVO BARIANO (RO), CENESELLI (RO), FICAROLO (RO), MELARA (RO), SALARA (RO), CAMPOSANTO (MO), SAN FELICE SUL PANARO (MO), PIEVE DI CENTO (BO), BONDENO (FE), CENTO (FE), SANT’AGOSTINO (FE). Il 9 giugno scorso IlSussidiario.net aveva contattato Antonio Piersanti, dirigente di ricerca dell’Ingv, il quale aveva dato il suo parere dopo l’iniziale allarme lanciato dalla Commissione Grandi Rischi riguardo il possibile arrivo di nuove forti scosse: “La Commissione Grandi Rischi sembra dire che non si possono escludere altre forti scosse, ma è una considerazione che anche l’Ingv ha sempre sostenuto già dal primo giorno della sequenza – ha detto Piersanti -, quindi non posso far altro che confermare. Per quanto riguarda invece questo presunto spostamento verso est, non è possibile attualmente rilasciare commenti, visto che non conosciamo le considerazioni scientifiche che stanno alla base di quanto asserito”. Nonostante ciò, Piersanti si era detto convinto del fatto che Gabrielli e Monti avevano fatto benissimo “a convocare il comitato operativo, a tenere alto l’allarme e a insistere sulla messa in sicurezza degli edifici della zona: è sempre opportuno mantenere alto il livello dell’attenzione e non cadere nell’“errore” di ritenere conclusa la sequenza solamente perché negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un rilascio minore di energia sismica. Come abbiamo sempre detto, fintanto che la sequenza non potrà essere considerata conclusa, c’è sempre la possibilità, ma non la certezza, di forti scosse”. 



Anche secondo Francesco Dramis, docente di Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università Roma Tre, «il movimento dell’Appennino non è ovviamente un fenomeno cominciato ora, ma è connaturato alla strutturazione stessa della catena montuosa. I processi geologici si svolgono in tempi molto lunghi, nell’ordine di milioni di anni, e in questa zona l’arco Appenninico è soggetto a compressione, una spinta che lo spinge in direzione Nord-Est». L’Appennino viene quindi compresso verso il suo esterno e, nonostante si estenda lentamente e per molto tempo in quella direzione, «la massa in qualche modo resiste. Si arriva però a un certo punto in cui lo sforzo è troppo forte, la massa non resiste più ed ecco che avviene la rottura e il conseguente terremoto». Infine Alessandro Amato, sismologo e dirigente di ricerca dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, aveva commentato sempre su queste pagine il tragico evento del 29 maggio scorso: «Il terremoto del 20 maggio era stato di magnitudo 5.9 quindi la possibilità di avere non solo delle repliche, che ci sono sempre, ma anche eventualmente altre scosse forti era molto alta. In questo caso l’epicentro è spostato più verso Mirandola, dove ci sono vari archi sepolti come quello di Modena e di Ferrara che, anche se spostati più a occidente, sono strutture comunque contigue e adiacenti che si muovono allo stesso modo». Amato aveva poi confermato il fatto che «anche questo terremoto ha avuto la stessa dinamica di quello del 20 maggio, con una spinta nord-sud dell’Appennino sopra la Pianura padana».

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