Da due giorni la faccia rubiconda del dr. Jerome Corsi, autore del controverso The Obama Nation: politica di sinistra e culto della personalità, appare sui due principali quotidiani a tiratura nazionale e la vicenda della sua espulsione dal Kenya è diventata la top story nella programmazione di tutte le emittenti televisive. Lo scrittore americano, noto per altri testi polemici nei confronti di politici democratici americani (ma anche esponenti repubblicani non vengono risparmiati), che sono diventati best sellers negli Stati Uniti, aveva organizzato per martedì 7 ottobre la presentazione pubblica, in un albergo centrale di Nairobi, della sua ultima opera, nella quale offre un ritratto critico del candidato alla presidenza degli Stati Uniti, e in cui descrive il padre di Obama, originario della zona occidentale del Kenya, come un “poligamo alcolizzato” e un musulmano con simpatie verso posizioni di estrema sinistra legate a Oginga Odinga, padre dell’attuale Primo Ministro Raila Odinga.
Jerome Corsi, inoltre, nell’invito alla stampa, preannunciava la rivelazione di “segreti legami tra il candidato democratico alla Casa Bianca e un gruppo di esponenti di spicco del governo del Kenya”.
Ma il giorno fissato, la presentazione del libro non ha avuto luogo. La stessa mattina il dr Corsi, dopo un interrogatorio all’Ufficio Immigrazione, è stato dichiarato persona non gradita ed espulso dal paese. La ragione: irregolarità nei visti. Il Corsi sarebbe entrato in Kenya con un visto turistico e, invece, avrebbe svolto un’attività commerciale, quale la pubblicizzazione di un libro.
Dai sondaggi effettuati nel corso delle trasmissioni televisive dedicate a questo caso, il 90% si è espresso favorevole all’espulsione del Corsi. Il Ministro degli Affari Esteri ha dichiarato che “ogni paese ha il diritto di revocare il permesso di soggiorno a chi ne ha fatto richiesta e non ha alcun obbligo di dare spiegazioni”.
Una tale posizione, largamente condivisa, mette in luce innanzitutto la grande aspettativa che il popolo del Kenya riversa su Barack Obama. Un’aspettativa basata sul fatto che un uomo con origini africane, in questo caso keniane, certamente può comprende meglio i bisogni dei popoli africani e del Kenya. Basti pensare che attivisti kenioti appartenenti a gruppi in difesa dei diritti umani, si sono trasferiti in questo periodo negli Stati Uniti e tengono continuamente aggiornata l’opinione pubblica del Kenya sullo svolgimento della campagna elettorale di Obama. Ogni tentativo di infangare l’immagine del candidato democratico è visto almeno con sospetto. Secondo un modo di dire locale «tu non permetti di entrare a casa tua a chi vuole gettare discredito su tua madre».
Ma all’origine di questa posizione c’è anche la preoccupazione per l’impatto che potrebbero avere sull’opinione pubblica le rivelazioni riguardanti gli orientamenti politici di estrema sinistra del padre di Raila Odinga, attuale Primo Ministro, come le sue simpatie per i musulmani. In un momento come quello attuale, accuse e dichiarazioni come quelle contenute nel libro del Corsi, non farebbero altro che rendere più difficoltoso il processo di unificazione nazionale appena avviato dopo il periodo di violenze successivo alle contestate elezioni dello sorso dicembre, riaprendo ferite che si stanno lentamente rimarginando.
Più in generale, emerge e si rafforza una posizione di diffidenza e di sospetto nei confronti di ciò che può venire dall’Occidente. Si diffonde, anche a causa di casi come questo, la paura di fronte al rischio di un neo colonialismo culturale.
Un esempio: nell’elenco dei testi di letteratura che devono essere adottati nelle scuole secondarie, a fronte di centinaia di opere di autori africani, solo una ventina sono di autori americani o europei. Questa posizione di difesa trova espressione soprattutto in una politica culturale di veto e di censura. Ma, è sufficiente impedire l’ingresso nel paese a controversi autori per favorire lo sviluppo di una coscienza critica capace di stare di fronte alle sfide culturali della società globalizzata? Può una politica basata sul veto e sulla censura favorire lo sviluppo di un dibattito libero e costruttivo tra culture diverse? Una versione aggiornata dell’indice dei libri è in grado di “proteggere” realmente da influenze negative i giovani del Kenya, che stanno di fronte alla televisione, come i loro coetanei di tutto il mondo, ad assorbire telefilm americani e video clips che provengono dai “corrotti” paesi occidentali?
Paolo Sanna – Kenya