Nel messaggio per la sua morte, avvenuta il 2 novembre 2007, Benedetto XVI lo aveva definito «un infaticabile apostolo della carità». E quella definizione, che coglie in profondità la cifra della testimonianza offerta al mondo da don Oreste Benzi, ritorna nel sottotitolo della biografia che il giornalista riminese Valerio Lessi ha mandato in stampa in occasione del primo anniversario della scomparsa del sacerdote.
Don Oreste Benzi – Un infaticabile apostolo della carità (San Paolo, 2008) è il racconto dell’avventura umana e cristiana di un sacerdote che aveva fatto suo l’insegnamento ricevuto dagli educatori in seminario, e cioè che vale la pena «strapazzarsi per le anime». Don Benzi ha vissuto ogni istante della sua vita mosso dall’amore a Cristo e dal desiderio che ogni uomo potesse incontrare questo amore. Scrive nella Prefazione Giovanni Paolo Ramonda, il suo successore alla guida della comunità Papa Giovanni XXIII: «Il Gesù di don Oreste era una persona viva. Lui ci diceva sempre che Cristo non era un’ideologia, una filosofia, ma una persona vivente con la quale dovevamo entrare in relazione come innamorati che si cercano. (…) Cristo veramente era il centro del suo cuore e lui voleva che diventasse il cuore del mondo». Negli anni Cinquanta, quando cominciavano ad essere evidenti i segni della scristianizzazione tra le giovani generazioni, diede vita ad un movimento teso a far avere ai preadolescenti, tramite vacanze sulle Dolomiti, «un incontro simpatico con Cristo». Quando lo sviluppo di quell’intuizione è diventato il carisma della sua comunità, ovvero la condivisione diretta della vita dei più poveri ed emarginati, la centralità del rapporto Cristo è rimasta sempre il fondamento del suo infaticabile darsi a tutti.
Oggi nelle strutture della Comunità Papa Giovanni XXIII sparse nei cinque continenti siedono a tavola 49.000 persone. Nessuna di queste realtà (dalla prima casa famiglia sorta nel 1973 fino alle comunità di recupero per tossicodipendenti e alle varie case di accoglienza per i diseredati di ogni tipo) è nata da un progetto a tavolino. Niente era più estraneo alla sua mentalità di una carità, ed anche di una Chiesa, che nasce per programmazione dall’alto: tutto doveva procedere seguendo i segni, le occasioni, gli incontri che il buon Dio poneva sul suo cammino.
Il libro di Valerio Lessi documenta passo dopo passo questa avventura, attingendo direttamente dai racconti e dai ricordi dello stesso don Benzi e dalle testimonianze degli amici e dei collaboratori. Molti gli aneddoti sconosciuti al grande pubblico e che invece restituiscono la verità della sua figura: come quando rinunciò al caffè che gli piaceva moltissimo per salvare una creatura dall’aborto. E quel bambino oggi vive.
L’autore ha avuto con il sacerdote una familiarità di rapporto che risale al 1972, quando egli stesso partecipò ad uno dei campeggi organizzati ad Alba di Canazei. Nel 1991 scrisse con lui Con questa tonaca lisa, il libro intervista in cui per la prima volta don Benzi raccontava di sé e della propria esperienza cristiana. Da quel titolo tutti presero a chiamare don Oreste il prete dalla tonaca lisa, consumata per soccorrere il bisogno di tutti, dai minori senza famiglia alle ragazze di strada, dai bimbi uccisi prima di nascere ai senza dimora, dai tossicodipendenti ai disabili. Il suo sorriso luminoso era il biglietto da visita di un uomo saldamente appoggiato sulla roccia della fede.
Dalla lettura del libro emerge come sia riduttivo, come spesso si è fatto, catalogare don Benzi tra i preti di strada o i preti sociali. Osserva Giovanni Paolo Ramonda «Tanto era accogliente, tanto era fermo nei principi di fedeltà a Cristo, alla dottrina, alla tradizione della Chiesa». Per lui non c’erano dubbi che la Chiesa Cattolica è l’unica Chiesa di Cristo e aveva parole durissime verso un certo ecumenismo all’acqua di rose o verso le scuole teologiche che, diceva letteralmente, «castrano il cristianesimo».