Una vocazione alla diversità – “Il Grande Fratello è davvero utile a Pietro?”. Una domanda nuova, che suona strana alle orecchie di chi segue i reality show. Pietro Taricone, il vincitore morale della prima edizione del Grande Fratello era per tutti “O’ guerriero”, lui che aveva sempre avuto desideri un po’ troppo grandi per uno che, al massimo, poteva aspettarsi di essere etichettato di “professione ex gieffino”, per dirla con Aldo Grasso, ma che per colpa o per fortuna, aveva una “vocazione alla diversità”.

Con pazienza, studio e passione ha conquistato il pubblico, è entrato nelle case degli italiani, colpendoli con i muscoli ben scolpiti, la faccia da guascone e un cervello fine, capace di parlare evitando la banalità. E’ stato meteora solo nella fine, lasciando l’Italia così, incredula, perché ormai era abituata ad avere per casa, in tv, un personaggio amico, uno che ce l’aveva fatta. 

L’ultimo volo – Pietro Taricone il 29 giugno, all’età di 35 anni, è morto a Trani lanciandosi da un aereo con un paracadute che ha aperto troppo tardi. Probabilmente un errore umano è stato fatale causando diverse gravi fratture alle gambe e all’addome e una morte dopo 9 ore in sala operatoria. Nella bara riposa con una tuta da paracadutista e  un paio di sneakers ai piedi, come per dire che tanto lui deve continuare a  godersi la vita al massimo, come ha fatto sempre.
Personaggio discusso Pietro, schivo, l’unico che è stato capace di rifiutare le ospitate di routine del dopo GF da Costanzo («non voglio fare la marionetta», diceva): solo una volta ha accettato e ha fatto impennare l’audience con 10 milioni di telespettatori ipnotizzati ad ascoltare le massime di un uomo semplice, di un guerriero, come è stato definito.

Dentro la Casa – Aveva qualcosa di diverso, “A quei tempi parlavo per citazioni”, ha detto qualche anno più tardi, ma già all’epoca del primo GF, nel 2000, si notava uno spessore non comune. Gli autori lo hanno osannato da quando, tirando semplicemente una tenda, ha fatto l’amore con Cristina Plevani, la vincitrice della prima edizione del reality e sua fidanzata nella casa di Cinecittà: occhi puntati e riflettori accesi su quel ragazzo che non dava mai retta alle telecamere e si comportava con naturalezza. «Ho svoltato verso l’autoparodia del macho che non deve versare una lacrima. A 25 anni avevo appena cominciato ad avere qualche certezza e… pam, mi è piombato addosso il Grande Fratello e non sapevo più chi ero, tutto da rifare, riprogrammare». Un macho, sì, con tanto di tatuaggi, addominali mozzafiato e belle donne sempre intorno, ma con un occhio al futuro.

Il riscatto – Pietro è uscito dalla casa, ha evitato le discoteche, il frastuono, i flash. Si è messo a studiare recitazione, la sua vera passione e a perfezionare la dizione da ragazzo di Caserta, pronto per il grande viaggio verso la capitale in cerca di fortuna.

"Appena arrivato a  Roma stavo in un hotel – racconta a ‘Parla con me’ – e ogni mese cambiavo stanza. Dal piano terra, dopo qualche tempo mi sono trovato all’ultimo piano. Gli altri mi stavano un po’ stretti". Un po’ macho, un po’ ragazzo di strada, un po’ divo, un po’ faccia da schiaffi. Dal basso, lentamente, ma con intelligenza si è fatto largo tra la folla degli ex personaggi del GF. "L’unico che ha avuto la fortuna di essere riconosciuto per nome e cognome", commenta la giornalista Candida Morvillo. "Era energetico e aveva un’intelligenza istintiva. Non è mai diventato una figurina del dopo reality, quel circo un po’ soap che segue al Gf", così lo racconta Carlo Freccero, attuale direttore di Rai4.

Fenomeno Taricone, discusso in tv da psicologi e commentatori di ogni sorta, persino Il Foglio gli dedica una rubrica ogni lunedi. Tutti stupiti, perchè, forse, oggi come oggi, fa strano vedere uno che, studiando, ce la fa. Un po’ la rivincita dell’italiano medio, del ragazzo del bar, di quello che ha un sogno, nemmeno troppo piccolo, e nemmeno troppo per caso finisce per realizzarlo.

Tv e cinema. Ha lavorato con Gabriele Muccino in "Ricordati di me", in "Maradona la mano de Dios" di Marco Risi e in "Radio West" di Alessandro Valori. Proprio sul set di quest’ultimo ha incontrato Kasia Smutniak, anche lei attrice, divenuta poi la sua compagna per 8 anni e madre della piccola Sophie. E poi il debutto in tv nel 2002 con "Distretto di polizia 3", seguito da "Codice rosso", "Crimini", "La nuova squadra". Attore, si, ma sempre fin troppo autentico anche per la televisione. "Un grande" secondo Roberto Saviano, anch’egli di Caserta e compagno di liceo. Uno discreto, così come è stata la cerimonia per dirgli addio, lontana dalle copertine patinate, animata solo dai gli amici, quelli veri. "Amava volare – dice ancora lo scrittore e amico – perchè il cielo non tradisce, come ogni paracadutista sa. A tradirlo è stato l’atterraggio, è stata la terra".
 
(Ilaria Morani)