MASSIMO D’ALEMA INSISTE SU CONTE PUNTO DI RIFERIMENTO DELLA SINISTRA
Non è la prima volta che Massimo D’Alema “incorona” Giuseppe Conte come il leader giusto per incarnare le prossime sfide del Centrosinistra: lo aveva detto in tempi non sospetti negli ultimi mesi del Governo Conte-2, invitando il Partito Democratico ad “investire” sul leader M5s per un’alleanza elettorale che allargasse il “campo” il più possibile. Prima dell’avvento del Governo Draghi, D’Alema spinse con l’ala più a sinistra del Pd (Bettini e Orlando) per confermare Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, escludendo Italia Viva e l’ala renziana dei Dem: infine, prima e dopo le Elezioni, l’ex Premier invitò i colleghi democratici a puntare sull’alleanza con i 5Stelle per non perdere terreno con il Centrodestra. Oggi, con il Governo Meloni nato e con i sondaggi che premiano decisamente più Conte che il Partito Democratico, l’invito di Massimo D’Alema non varia: «Conte è di sinistra? Che fosse il punto di riferimento dei progressisti l’ha detto l’ex segretario del Pd, non io», risponde furbescamente il “lider Maximo” a “LaRepubblica” facendo intendere di essere pienamente d’accordo con l’assunto.
Nella lunga intervista a Concetto Vecchio, D’Alema difende la possibile alleanza 5Stelle-Pd-Articolo1 sottolineando come proprio il M5s sia «il più votato dagli operai e dalle persone in difficoltà economica molto più del Pd. Una parte dei progressisti ha scelto Conte». Per poter ricostruire quel dialogo però, sottolinea l’ex Presidente del Consiglio, serve una prospettiva comune, «va creato un rapporto unitario tra le forze politiche, del resto il Pd aveva investito molte risorse per fare entrare l’M5S nell’alveo del centrosinistra». Non per forza un nuovo partito unico, specie se rimane questa legge elettorale, ma un percorso comune dove democratici e grillini possano costituire una solida all’anca nel nome di Giuseppe Conte.
D’ALEMA CONTRO IL GOVERNO MELONI: “SARÀ REPRESSIVO E REAZIONARIO”
Quando gli viene chiesto sempre su “LaRepubblica” se realmente D’Alema sia il “portavoce” e “consigliere” di Giuseppe Conte, la risposta è secca «Non sono il consigliere di nessuno. Mi pare che Conte si consigli molto bene da solo. Mi capita di sentire molti esponenti politici, prevalentemente i miei compagni di Articolo 1, o dirigenti del Pd, ma anche esponenti del centrodestra. Sento anche Conte, e quindi?». Viene fatto notare come sia stato proprio Conte, con lo strappo sul Governo Draghi, a provocare una crisi di potere che ha portato ad Elezioni anticipate senza trovare il giusto tempo a costruire l’alleanza Letta-Conte-Speranza-Fratoianni che avrebbe potuto contrastare il Centrodestra a guida Meloni.
Qui però D’Alema ribadisce come «Conte non aveva tutti i torti a sollevare i problemi che sollevò, ma anche considerando quel passo un errore non credo che avrebbe dovuto impedire a partiti che avevano governato insieme, e bene, di allearsi». Un passaggio sui primi giorni del Governo Meloni, specie dopo il primo Decreto approvato in Consiglio dei Ministri sul tema rave party, giustizia e Covid: secondo Massimo D’Alema non è detto che Meloni duri molti alla guida del Paese, «Molto dipenderà dalla capacità dell’opposizione di offrire a medio termine una prospettiva alternativa di governo». Al momento, conclude il fondatore di Articolo1, «Gran parte delle promesse economiche fatte in campagna elettorale sono di difficile realizzazione e quindi temo che prevarrà il programma repressivo e reazionario: contro gli immigrati e i ragazzi che fanno casino nei rave».