«Non c’è stata ingerenza del Vaticano sul Ddl Zan, era una nota di tipo giuridico e diplomatico […] non una nota morale»: si racconta a “La Verità” Lucetta Scaraffia, professoressa alla Sapienza di Roma, femminista cattolica e presidente del Comitato Nazionale di Bioetica. Pochi giorni fa sul QN aveva scritto coraggiosamente contro corrente che la nota della Santa Chiesa non solo non presentava un Vaticano “omofobo” – come invece impazzava su web e nella politica tra i commenti in contrasto con la mossa della Segreteria di Stato – ma che andava in difesa della libertà di pensiero, sostanzialmente «a rischio» con il disegno di legge contro l’omobielsbotransfobia.

Intervistata da Alessandro Rico, la prof. Scaraffia fa un passo ulteriore e arriva a definire il perché tale Ddl Zan rappresenta un vero rischio per i diritti di tutti, non solo dei cattolici: «se poi vengono puniti quelli che non condividono quest’ideologia. Perché, semmai, è proprio la libertà di pensiero ed espressione a costituire la base di tutti i diritti». Per Lucetta Scaraffia, in sostanza, il rischio che il Ddl Zan porti ad una specie di “scrutinio giudiziario” è assai presente: per questo motivo saluta con piacere i tentativi di questi giorni (Lega, Italia Viva e non solo) di modificare il testo del Ddl, anche se il vero problema di base non si eliminerebbe: «penso che ai bambini si debba insegnare il rispetto dell’altro in generale: di ogni persona, di ogni essere umano».

“LA DITTATURA DEI DESIDERI”

Per Scaraffia invece i tempi di oggi esprimono una difesa e una salvaguardia “solo” per categorie: «qualcuno è convinto che si debba insegnare il rispetto per categorie: i disabili, gli omosessuali… Alcune categorie sono protette e vanno rispettate. E gli altri? La trovo un’idea profondamente sbagliata». Dal rischio per i diritti, alla dittatura completa dei desideri: per la professoressa e storica, la forma tipica del nostro tempo è il fatto che diversi desideri vengono sollecitati di continuo per via del consumismo, convincendoci che abbiamo diritto a tutto. Non solo pratiche come l’utero in affitto rappresentano il pericolo di questo tipo di “società” inculcata nelle masse, per Scaraffia il nocciolo della questione è ben più a monte: «la logica sottesa è sempre quella: la pretesa di avere tutto ciò che si desidera, anche quando non si è donne. È la volontà di appropriarsi della specificità delle donne: il loro potere generativo». Per la storica femminista non sono problemi “da niente” quelli posti direttamente o indirettamente dal Ddl Zan, con un ulteriore rischio avanzato nel colloquio con “La Verità”: «Mi sembra che l’obiettivo finale sia quello di distruggere le identità sessuali. Siccome l’identità femminile si fonda sulla maternità, se uno fa a pezzi la maternità, distrugge anche la femminilità». Un modo per “uscirne” vi sarebbe ma per Scaraffia occorre una serissima presa di coscienza: «Basterebbe lasciare ogni persona libera di scegliere il comportamento sessuale che preferisce, senza che questo debba avere a che vedere con la sua identità sessuale. Al netto di quei casi patologici di confusione dell’identità sessuale, che sono rarissimi».