La direttive sulle case green preoccupa i titolari di immobili siti in tutto il territorio italiano. Entro metà del mese di marzo del 2024, l’Europa potrebbe rilasciare nuove informazioni sulla decisione finale, che potrebbe determinare o meno, delle spese piuttosto ingenti da dover affrontare.
Secondo una stima degli esperti, in Italia almeno 5 milioni di edifici sarebbero soggetti a degli interventi obbligatori. Il lato “positivo”, è che la prossima direttiva potrebbe essere stata alleggerita rispetto alla precedente, ampliando lo spazio temporale per poter “mettersi in regola”.
Direttiva case green 2024: cosa contiene?
L’Europa ha definito la direttiva “Energy Performance of Buildings Directive – EPBD”, e impone che le prime case green debbano ridurre le emissioni entro l’anno 2030, per poi entro l’anno 2050 riuscire a centrare l’obiettivo: raggiungere la fatidica neutralità climatica.
Sul nostro territorio italiano almeno 5 milioni sono le unità immobiliari in classe energetica G ed F, e forse proprio come forma di prevenzione, sempre più prodotti – come i mutui green – mirano a promuovere le prime transizioni al miglioramento ecologico.
La nuova direttiva stilata dal Consiglio europeo ha apportato delle novità interessanti: salta l’obbligo di installare i pannelli fotovoltaici e di montare caldaie a gas, anche se rimane l’obiettivo di ridurre minimo del 16% (entro l’anno 2030), e del 22% entro l’anno 2035.
Italia nel “mirino”
L’Italia è finita nel mirino dell’Europa, che basandosi sui dati delle classe energetiche delle singole case, ha appurato che oltre la metà si ritrova in condizioni “pessime”, che senza ombra di dubbio non potrebbero rispettare la direttiva delle case green.
La decisione finale è quella di lasciare la libertà – a ciascun Governo – di poter stabilire in che modo agire e segnare le tappe su un proprio calendario fiscale, pur rispettando target ed obiettivi comuni tra i Paesi dell’UE.
Nel nuovo testo sono previste delle modifiche e dei miglioramenti energetici anche e soprattutto in base alla tipologia residenziale. Un’attenzione particolare va agli edifici di nuova costruzione (pubblici), che dall’anno 2028 dovranno risultare “ad emissioni zero”, mentre dal 2030 lo stesso varrà per quelli privati.